Il Poke è l’ultima moda culinaria che arriva direttamente dal Pacifico e che si è posizionato in fretta nella categoria dell’healthy food per le sue proprietà antiossidanti e la presenza di fibre.
Poke letteralmente significa tagliare a cubetti, un taglio trasversale che gli hawaiani utilizzano sul pesce come sulla legna.
Nel caso dell’insalata Poke parliamo di pesce crudo tagliato a tocchetti così come prevede la ricetta originale che lo abbina ad alghe fresche, sale marino e noci kukui arrostite tritate.
Le varietà che incontriamo nei ristoranti hawaiani in Italia sono numerose, tra tutte, il Poke di salmone crudo e avocado.
Antiossidante, antinfiammatorio, cardioprotettivo e anti-aging, il Poke, seppur diverso dal tradizionale piatto composto da soli 3 elementi, conosce una grande diffusione anche nelle vendite d’asporto.
Dal profilo ipocalorico e brucia grassi è una fonte preziosa di proteine e ferro come di Omega3.
Arricchito spesso con frutta esotica questo piatto Bowl, la ciotola in cui viene servito, ha tutte le caratteristiche adatte a rifornirsi di composti bioattivi come i carotenoidi e polifenoli.
Preferire allora il Poke a un’insalata mediterranea a base di tonno sott’olio e verdure?
Per non incorrere in alcun tipo di problema intestinale è necessario che il piatto sia preparato con pesce freschissimo in quanto è un alimento che si deteriora con facilità.
La mancata freschezza del prodotto potrebbe causare “sindrome sgombroide”, con sintomi come mal di testa, eritema, problemi gastrointestinali e in alcuni casi anche difficoltà respiratorie.
Appurata la qualità del prodotto, secondo la legge, il pesce va “abbattuto” termicamente con una permanenza di 96 ore in freezer perché le larve Anisakis, parassita del pesce, non aggrediscano il nostro organismo.
La sola marinatura del pesce, infatti, non garantisce la scomparsa di questo tipo di larve.
Insomma Poke sì, ma assicuriamoci di mangiarlo secondo tutte le regole igieniche del caso.