Alimentazione

Bambini e alimentazione: soprattutto pesce fresco

L’alimentazione dei bambini non è sempre una facile impresa e altrettanto abituarli a una dieta ricca di pesce allorquando non incontriamo il favore del loro gusto.

Una sana alimentazione ricca di Omega 3 a lunga catena, però, include necessariamente una buona quantità di pesce perché si favorisca lo sviluppo cognitivo nonché l’intelligenza del bambino.

Gli studi condotti in merito, infatti, ci mostrano come consumare pesce fresco incida sulla qualità del sonno e di conseguenza sulle funzioni cognitive.

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Nutrition Foundation Of Italy ha pubblicato uno studio nell’ambito “FiSK Junior Study” condotto in Danimarca, con l’obiettivo di studiare gli effetti del consumo di pesce grasso, fonte alimentare di omega-3, sui marker di rischio cardiovascolare, sulla funzione cognitiva e sul comportamento socio-emotivo nei bambini in età scolare.

Seppur si consiglia di integrare la dieta dei bambini di pesce fin dall’età di due anni, lo studio ha riguardato un campione di 200 bambini e bambine dell’età di 9 anni.

I bambini, suddivisi in due gruppi, hanno assunto almeno 300 g di pesce grasso alla settimana (con una quota lipidica superiore ai 6 g per 100 g, per un totale di 0,8-1 grammi al giorno di omega-3) (gruppo di intervento), o una quantità simile di carne di pollo biologica (gruppo di controllo) per 12 settimane.

L’analisi dei dati ha mostrato che i bambini randomizzati per 12 settimane al consumo di 375 g alla settimana di pesce grasso, principalmente salmone, aringhe e sgombri, registravano punteggi più elevati ai test sulle funzioni cognitive rispetto al gruppo di controllo, e soprattutto a quello dedicato all’analisi dell’elaborazione visiva rapida.

Una tendenza che è possibile attribuire agli elevati livelli ematici di omega 3.

Per quel che riguarda il comportamento sociale e lo stato emotivo, sono state invece rilevate minime riduzioni, tuttavia, secondo gli autori, questa tendenza risultava influenzata per larga parte dalle aspettative dei genitori e non sembrava attribuibile al consumo di pesce in sé.

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