Ideali di bellezza sì ma quanta ansia
“L’impatto degli ideali di bellezza occidentali sulla vita delle donne: una prospettiva socioculturale” è un libro, Springer Edizioni, di Rachel M. Calogero, Michael Boroughs e J. Kevin Thompson.
Il libro riporta come secondo un recente sondaggio su un campione di 3.300 ragazze e donne di 10 Paesi, il 90% di tutte le donne di età compresa tra 15 e 64 anni nel mondo desideri modificare almeno un aspetto del proprio aspetto fisico, con il peso corporeo che si colloca al livello più alto.
Questa scoperta suggerisce che l’ansia delle donne per il loro aspetto è un fenomeno globale, osservato in tutti i paesi studiati dall’Arabia Saudita agli Stati Uniti.
Al di là dell’insoddisfazione corporea, uno sbalorditivo 67% di tutte le donne di età compresa tra i 15 ei 64 anni in tutto il mondo ha riferito di ritirarsi dalle attività coinvolgenti e di sostegno alla vita a causa del malessere del proprio aspetto.
Queste attività includono esprimere un’opinione, incontrare amici, fare esercizio fisico, andare al lavoro, andare a scuola, uscire con gli amici e andare dal medico.
La ricerca contemporanea sottolinea altresì, la difficile condizioni delle adolescenti, contraddistinte da un forte desiderio di magrezza ma, in misura preoccupante, anche le bambine sopra i sei anni.
Vanità? Modelli sociali distorti di idea di bellezza?
Stendhal considerava la vanità uno tra i peggior difetti dell’umanità.
Un difetto, perché mortificante in relazione a partecipazione e scoperta.
Senza l’intenzione di voler etichettare la propria voglia sana del piacersi, scaviamo nella storia della parola vanità.
Il latino vanitas indicava una mancanza di scopo e l’inutilità.
Ma quali sono i lineamenti psicologici di un vanitoso?
Volendo scomodare la letteratura, ne “Il ritratto di Dorian Gray”di Oscar Wilde, assistiamo alla costruzione del culto della bellezza e ad alcuni tratti psicologici del protagonista.
“Avete un volto meraviglioso, signor Gray […]. E la bellezza […] è una delle grandi cose del mondo, come la luce del sole, o come la primavera, o il riflesso nell’acqua cupa di quella conchiglia d’argento che chiamano luna. Su di essa non si può discutere: ha un diritto divino alla sovranità, rende principi coloro che la possiedono. Sorridete? Non sorriderete quando l’avrete perduta […]. Per me la bellezza è la meraviglia sovrana. Solo la gente mediocre non giudica dalle apparenze […] Sì, signor Gray, gli dei sono stati benigni con voi, ma gli dei non indugiano a riprendersi quello che danno. Avete solo pochi anni per vivere realmente, perfettamente e pienamente. Quando la gioventù vi abbandonerà, la bellezza si affretterà a seguirla, e allora vi accorgerete a un tratto che non vi sono più trionfi per voi o dovrete contentarvi di quei mediocri trionfi che il ricordo del vostro passato renderà amari più che disfatte […]”.
Uno studio globale del Cnr fa luce sugli appassionati degli autoscatti.
Una pratica in cui l’Italia è ai primi posti nel mondo.
La cura e l’ossessione del corpo andrebbero distinte perché frustrazione e insicurezza potrebbero essere condanne psicologiche più gravose da sostenere che la pancetta o una cicatrice.
La bellezza, checché se ne dica, non è un canone univoco e oggettivo, non siamo produzione seriale da esposizione, ma affascinanti e vari e con una buona carica di mistero.