Trovare alternative alimentari a poca distanza, cibarsi di prodotti locali, quel che chiamiamo una filiera a Km zero è sempre più un’esigenza ambientale e globale.
Il trasporto dei prodotti alimentari rappresenta, secondo quanto pubblicato dalla rivista Nature, un quinto di tutte le emissioni di carbonio.
In pratica il trasporto alimentare inquina troppo.
Nonostante la sensibilizzazione sul tema ambientale, l’economia si muove per vie ancora distanti dalle esigenze dell’ecosistema, e la filiera Km zero rimane ad appannaggio di pochi, ancora.
La pulizia della terra per l’agricoltura, l’allevamento del bestiame e lo spostamento di cibo da e verso i negozi aggiunge una grande quantità di gas serra all’atmosfera.
Stime delle Nazioni Unite ci dicono che la coltivazione, la lavorazione e il confezionamento degli alimenti rappresenti un terzo di tutte le emissioni di gas serra.
La filiera Km zero rappresenta una soluzione valida per un sistema alimentare sempre più complesso e di difficile misurazione in quanto a livelli di produzione di anidride carbonica nell’atmosfera.
“Mengyu Li, ricercatrice sulla sostenibilità presso l’Università di Sydney in Australia, e i suoi colleghi hanno raccolto dati da 74 paesi e regioni e hanno esaminato da dove proveniva il cibo, dove andava e come si spostava da un luogo all’altro.
Hanno scoperto che, nel 2017, il trasporto alimentare ha aggiunto emissioni nell’atmosfera pari a 3,0 gigatonnellate di CO 2, fino a 7,5 volte rispetto a quanto stimato in precedenza”.
La responsabilità di questa enorme quantità di emissioni nocive all’ambiente è delle nazioni più ricche che investono proprio nel trasporto alimentare, nonostante rappresentino solo il 12% circa della popolazione mondiale.
I paesi a basso reddito, dove vive circa la metà della popolazione mondiale, hanno generato solo il 20% delle emissioni dei trasporti alimentari internazionali.
Questa differenza deriva in parte dal fatto che le nazioni ricche hanno maggiori probabilità di importare cibo da tutto il mondo.
Lo spostamento di frutta e verdura ha generato il doppio della quantità di CO 2 prodotta dalla loro coltivazione.
Mangiare cibo prodotto localmente, la cosiddetta filiera Km zero, potrebbe aiutare i paesi ricchi a ridurre il loro impatto sul clima.