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Pensiero positivo: sconfiggere il risentimento

Alimentare il pensiero positivo e controllare la qualità del nostro pensiero, è un tema sensibile della psicologia contemporanea, di difficile sviluppo anche teorico.

Se agli antipodi del pensiero positivo, infatti, troviamo risentimento ed emozioni negative, è pur vero che queste emozioni si articolano in situazioni personali difficilmente generalizzabili, ma che riguardano, sintetizzando: sensazione di sconfitta, rabbia, rimpianto e risentimento.

Affrontare serenamente questo tipo di emozioni è a dir poco raro.

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Un articolo apparso sulla rivista Psychology Today di Kat McGowan, pone accento sulla diffusa capacità di “pensare negativo”, che traduciamo come una rappresentazione spiacevole delle esperienze di vita.

Scrive McGowan: “La maggior parte di noi passa molto tempo a pensare a sentimenti spiacevoli e rimuginare su rimpianti e risentimenti.

Sfortunatamente, molte di queste interpretazioni mentali dei nostri sentimenti ci fanno sentire peggio riguardo alla situazione.

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Ciò che è iniziato come una piccola ferita o frustrazione, amplificata da un processo di pensiero che si concentra sul dolore e sulla rabbia , può trasformarsi in una grande preoccupazione”.

Coltivare, allora, un pensiero positivo è un’attività che possiamo paragonare alla capacità di ridare ossigeno alla mente, perché le nostre menti spesso ripetono pensieri o scenari dolorosi più e più volte, anche quando preferiremmo di gran lunga lasciarli andare.

Il cosiddetto monologo interiore.

Scrive lo psicologo americano: “In genere, quando provi a reprimere uno di questi pensieri angoscianti – o semplicemente a “superarlo” – i tuoi strenui sforzi per sopprimerlo non fanno che peggiorare le cose.

La ricerca ha dimostrato che se cerchiamo attivamente di prevenire pensieri che provocano ansia o spaventosi, generalmente diventano più potenti e più difficili da ignorare.”

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Il consiglio di McGowan è attivare delle strategie di evitamento del monologo interiore angosciante, alimentandolo di pensiero positivo, cioè di rappresentazioni di Sé stessi, migliori, capaci di attivare percorsi non dolorosi.

Lo psicologo Stephen Hayes dell’Università del Nevada a Reno, nel suo libro “Esci dalla tua mente e entra nella tua vita” delinea una serie di tecniche della psicologia cognitiva per resistere ai pensieri dolorosi, e imparare a coltivare il pensiero positivo.

Pensare di sé che si è perdenti, frasi interiori del tipo: “Sono un perdente” o “Mi ha fregato”, vanno allontanate, perché ci si separi attivamente da una sorta di colonna sonora mentale, ricordando a te stesso che questi pensieri sono generati da un’abitudine mentale.

“Prova a pensare alla tua mente come a un altro organo del tuo corpo. Se ti ritrovi ad essere preoccupato dalle paure, immagina che il tuo cervello sia proprio come il tuo stomaco affamato quando brontola, o i tuoi piedi quando sono stanchi dopo una lunga giornata. Pensa: “Ecco di nuovo la mia mente, preoccupata per qualcosa di banale”.

Pensa ai tuoi pensieri autodistruttivi o autocritici come annunci pop-up su Internet.

Tutte queste tattiche sono modi per prendere coscienza del tuo monologo mentale interiore senza lasciarti coinvolgere o cercare di spegnerlo”.

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