Miglior film d’animazione agli European Film Awards 2022, Manodopera di Alain Ughetto è un lungometraggio realizzato in stop motion, con pupazzi di plastilina.
Le mani.
Le mani grandi di Alain Ughetto prendono la scena, quasi citando il cecoslovacco Jiri Trnka e il suo “La mano” del 1965.
Lavorare con le mani è il sogno di Alain che realizza Manodopera interamente con. le sue mani che non lasceranno mai la scena.
“Lavora con il cervello non con le mani” gli rimprovera il padre durante la narrazione, “dipingerai con le mani il fine settimana” gli suggerisce la madre.
Ed è da questo interno familiare che Alain Ughetto fa nascere il suo straordinario Manodopera.
Alain Ughetto con Manodopera, infatti, compie una ricerca genealogica che lo porta alla storia dei suoi nonni Luigi e Cesira, nel Piemonte pre-repubblicano povero e rurale, dove la manodopera locale è costretta a emigrare nella vicina Francia, nelle miniere per guadagnarsi da vivere durante quei mesi invernali, rigidi della montagna italiana.
È in questa cornice storica che si incastona la storia dei nonni di Alain Ughetto, e Manodopera si fa ritratto di una generazione di italiani costretti a emigrare sotto la luce fioca di un sogno di ricchezza che si nasconde oltre oceano, in America “dove i soldi crescono sugli alberi”.
E così, la generazione di Manodopera affronta tre guerre: la guerra in Libia del 1911, la 1° Guerra Mondiale e il secondo conflitto mondiale.
I fatti storici narrati ci aprono a nuovi gradi di coscienza, grazie a una lettura puntuale degli avvenimenti storici, ma soprattutto alla ricostruzione emotiva della storia famigliare.
E questo interno emotivo, questa “stanza rossa” personale del regista, diventa il vero protagonista: il lavoro e la società, la famiglia e la micro-società in cui si muovono questi irriverenti pupazzetti di plastilina.
Quasi che la personificazione fantastica dia nuova vita e un’affezione empatica a quella classe di lavoratori sfruttati e spogliati di ogni diritto che hanno lavorato per costruire dighe e strade e binari, partecipando alla costruzione di un Paese, in questo sia la Francia che l’Italia, inospitale e arido.
La storia si intarsia, seguendo il movimento della Storia, di diversi personaggi, il prete, le suore fasciste, i datori di lavoro, le SS naziste, in una perenne lotta per la sopravvivenza di amore e dignità.
Il cibo, sempre carente e sempre agognato, è un altro grande protagonista del film Manodopera, troppe bocche da sfamare “beato chi in inverno ha polenta e latte” chiosa Cesira.
E poi il progresso.
L’energia elettrica, la radio, la strada spianata per un futuro che rimane incerto e del quale si accettano le sorti, mai con rassegnazione ma con la coscienza che siamo tempo, tempo prezioso.
Un piccolo gioiello Manodopera che andrebbe visto e assimilato, per un nuovo carico di emozioni e una solida coscienza storica.
Leggi anche: Oppenheimer: recensione del film di C. Nolan