L’Italia si conferma leader in Europa per la quota di medici di età pari o superiore ai 65 anni, con una percentuale del 26,7%, secondo i dati del 2022 pubblicati da Eurostat. Questo dato, che rappresenta la percentuale più alta nell’Unione Europea, pone in evidenza una problematica cruciale per il sistema sanitario nazionale. Seguono l’Ungheria (22,4%) e l’Estonia (22,3%), mentre Malta vanta la quota più alta di medici giovani, pari al 46,1%.
Un sistema invecchiato e poco attrattivo per i giovani
Le analisi evidenziano che il problema italiano deriva da politiche di blocco assunzionale e formativo durate oltre un decennio, come spiegato da Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed. Tra il 2005 e il 2015, un’intera generazione di medici è stata sacrificata, e oggi il sistema ne paga le conseguenze con una carenza di giovani professionisti e una popolazione medica in età pensionabile.
“La scarsa attrattività del settore, unita a condizioni lavorative difficili e poco sicure, ha portato molti giovani a cercare altre opportunità, spesso all’estero,” ha sottolineato Di Silverio. Questo scenario, già critico, rischia di aggravarsi ulteriormente con il picco delle pensioni atteso per il 2026.
La mancanza di programmazione come causa principale
Secondo Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), il dato italiano riflette un errore di programmazione protratto nel tempo. L’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale nel 1978 ha portato a un massiccio ingresso di giovani professionisti che oggi si avvicinano alla pensione senza che sia stato garantito un ricambio generazionale adeguato.
Anelli denuncia un “imbuto professionale” che rischia di bloccare le aspirazioni dei giovani medici e di costringerli a emigrare. La carenza di programmazione si riflette anche nei numeri: mentre fino a pochi anni fa il rapporto ottimale era di un medico di base ogni 1000 abitanti, oggi siamo a uno ogni 1350, con un evidente impatto sulla qualità delle cure e sul carico di lavoro dei professionisti.
Un problema europeo, ma con sfumature italiane
A livello europeo, il 40% dei medici ha più di 55 anni. Tuttavia, la situazione italiana spicca non solo per la percentuale di medici anziani, ma anche per la lentezza con cui si stanno adottando misure per invertire la rotta. L’analisi di Eurostat rileva che Paesi come Malta e i Paesi Bassi stanno lavorando per incrementare la presenza di giovani professionisti, offrendo condizioni più favorevoli e opportunità formative meglio allineate alle esigenze attuali.
Le soluzioni: specialisti, sicurezza e pianificazione
Secondo gli esperti, per affrontare la crisi serve un approccio integrato. Di Silverio e Anelli sottolineano la necessità di rendere il lavoro medico più attrattivo e sicuro, incrementando gli investimenti in formazione specialistica e migliorando le condizioni contrattuali.
Una corretta pianificazione deve tener conto del numero di specialisti richiesti per posto letto e delle esigenze specifiche del territorio. Solo così si potrà evitare una crisi sanitaria ancora più profonda e garantire un futuro sostenibile al Servizio Sanitario Nazionale.
In conclusione, i dati di Eurostat non sono solo un monito, ma anche un’opportunità per ripensare il sistema sanitario italiano. Serve un cambio di passo deciso e tempestivo per garantire un ricambio generazionale e un futuro più stabile per la sanità pubblica.