L’informazione è la chiave della prevenzione, ma quando si tratta di infezioni sessualmente trasmesse (IST), ciò che i giovani credono di sapere spesso non corrisponde alla realtà. Un’indagine condotta dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) nelle scuole italiane ha rivelato un dato allarmante: sei studenti su dieci si considerano ben informati, ma in realtà possiedono solo conoscenze superficiali, spesso derivanti da fonti poco affidabili come i social network.
Nonostante il 98% degli adolescenti affermi di conoscere le IST e oltre l’82% sappia cos’è il Papillomavirus (HPV), la disinformazione regna sovrana. Il mancato confronto con figure di riferimento come medici e genitori, unito a un’eccessiva sicurezza in se stessi, porta molti ragazzi ad adottare comportamenti sessuali rischiosi. Questa discrepanza tra percezione e realtà rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato.
LA PERCEZIONE DISTORTA DELLA REALTÀ
I dati raccolti dalla SIGO dimostrano che solo il 3% degli studenti italiani ammette di non sapere nulla sulle infezioni sessualmente trasmesse, mentre il resto si dichiara mediamente o molto informato. Ma da dove provengono queste informazioni? La risposta è preoccupante: per la maggior parte dei giovani, la principale fonte di conoscenza in materia sessuale è Internet, con particolare riferimento a social network e forum non sempre affidabili.
Il risultato è una conoscenza frammentaria, spesso errata o incompleta, che porta gli adolescenti a sottovalutare i rischi reali legati ai rapporti sessuali non protetti. Questo fenomeno è aggravato dalla scarsa comunicazione con genitori, insegnanti e medici, che potrebbero invece fornire indicazioni corrette e basate su evidenze scientifiche.
I PERICOLI DI UN’INFORMAZIONE SUPERFICIALE
L’assenza di una corretta educazione sessuale può avere conseguenze gravi. Tra queste:
- Aumento delle infezioni sessualmente trasmesse, come clamidia, gonorrea, sifilide e HIV, spesso sottovalutate o ritenute lontane dalla propria realtà.
- Diffusione del Papillomavirus (HPV), che può portare allo sviluppo di tumori come quello alla cervice uterina, eppure viene ancora percepito come un rischio marginale.
- Gravidanze indesiderate, dovute alla scarsa conoscenza dei metodi contraccettivi e alla mancata consapevolezza della loro corretta applicazione.
La convinzione di essere già informati porta molti giovani a non approfondire il tema, ritenendo superfluo rivolgersi a specialisti o partecipare a programmi di educazione sessuale. Questo atteggiamento rischia di trasformarsi in un vero e proprio problema sanitario collettivo.
SIGO: UN NUOVO APPROCCIO PER INFORMARE I GIOVANI
Per contrastare la disinformazione e promuovere una maggiore consapevolezza, la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia ha deciso di intensificare le proprie attività divulgative. L’obiettivo è offrire ai giovani strumenti chiari e accessibili per comprendere meglio i rischi e le modalità di prevenzione delle IST.
“Vogliamo far comprendere l’importanza della cura del proprio corpo e degli stili di vita sani come principali fattori di prevenzione” – ha dichiarato Vito Trojano, presidente di SIGO. Per raggiungere questo obiettivo, l’associazione ha lanciato diverse iniziative, tra cui:
- Una casella di posta elettronica attiva (salutedonna@sigo.it), a disposizione dei giovani per porre domande anonime e ricevere risposte da esperti.
- Eventi di formazione e sensibilizzazione nelle scuole e in altre istituzioni, come quello recentemente tenutosi alla Camera dei Deputati, che ha coinvolto 250 studenti.
- Collaborazioni con le istituzioni per promuovere un’educazione sessuale strutturata e scientificamente valida.
VERSO UN FUTURO PIÙ CONSAPEVOLE
L’educazione sessuale non deve essere un tabù, ma un percorso di crescita che consenta ai giovani di fare scelte consapevoli e sicure. Solo attraverso un’informazione corretta e un dialogo aperto sarà possibile ridurre il numero di infezioni sessualmente trasmesse e di gravidanze indesiderate.
La sfida lanciata da SIGO è ambiziosa, ma necessaria: colmare il divario tra percezione e realtà, affinché i giovani possano davvero essere informati e, soprattutto, protetti.
Un primo passo è stato fatto, ma il cammino verso una consapevolezza diffusa è ancora lungo. E il tempo per agire è adesso.