La salute degli adolescenti italiani è in grave pericolo: il 90% dei giovani conduce una vita sedentaria, stabilendo un record negativo senza precedenti. Infatti, i dati più recenti dipingono un quadro allarmante della situazione attuale, evidenziando una crisi che richiede attenzione immediata. Questa tendenza preoccupante, ulteriormente aggravata dalla pandemia, sta avendo ripercussioni significative sul benessere fisico e mentale dei nostri giovani. La combinazione di dispositivi elettronici sempre più presenti, spazi limitati per l’attività fisica e una diminuzione generale del movimento sta creando una generazione a rischio. Inoltre, le disparità territoriali e socioeconomiche contribuiscono ad amplificare questo problema, rendendo ancora più urgente la necessità di interventi mirati e strategie efficaci per contrastare questa emergenza nazionale.
I dati ISTAT rivelano un record negativo di sedentarietà tra i giovani
Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, la situazione dell’attività fisica tra i giovani italiani è drammaticamente peggiorata negli ultimi anni. I dati ISTAT mostrano un vero e proprio crollo della pratica sportiva continuativa tra bambini e ragazzi di 3-17 anni, passata dal 51,3% al 36,2%. Parallelamente, si registra un preoccupante aumento della sedentarietà nella stessa fascia d’età, cresciuta dal 22,3% al 27,2%. Questo cambio di tendenza rappresenta un segnale d’allarme che merita particolare attenzione.
Confronto con i dati degli anni precedenti
Analizzando l’evoluzione storica del fenomeno, emerge un quadro complesso. Prima della pandemia, l’Italia stava registrando progressi significativi. Infatti, tra il 2000 e il 2019 la pratica sportiva era cresciuta in tutte le classi d’età, con incrementi di circa 15 punti percentuali tra i bambini di 3-10 anni e di oltre 10 punti tra la popolazione di 45-74 anni. Persino tra gli ultra74enni l’attività fisica era triplicata, passando dal 2,6% al 7,2%.
Il trend positivo si è bruscamente interrotto con l’arrivo della pandemia. Nel 2021, nonostante la pratica sportiva si sia mantenuta su livelli uguali o superiori al periodo pre-pandemico tra la popolazione adulta, i dati relativi ai minori hanno mostrato un peggioramento drastico. L’aumento della sedentarietà è stato solo parzialmente compensato dalla pratica di attività fisica destrutturata, svolta al di fuori delle palestre e dei centri sportivi chiusi durante l’emergenza sanitaria, cresciuta dal 18,6% al 26,9%.
Un’analisi più approfondita mostra che la sedentarietà aumenta proporzionalmente con l’età. Prima della pandemia, nel 2019, i dati evidenziavano che il 18,6% dei giovani tra 6 e 24 anni non praticava nessuno sport o attività fisica. Questa percentuale saliva oltre il 18% tra i bambini di 6-10 anni e gli adolescenti di 15-17 anni, mentre scendeva a quasi il 16% nella fascia 11-14 anni. Il dato più allarmante riguardava i più piccoli, con oltre il 40% dei bambini tra 3 e 5 anni già sedentari.
I dati ISTAT del 2022-2023 hanno confermato questo peggioramento, con un incremento della sedentarietà che ha raggiunto il 36,3% della popolazione italiana. Nonostante il gender gap si sia ridotto dal 2010 (7,8%) al 2022 (5,1%), le donne risultano ancora più sedentarie rispetto agli uomini, con una percentuale del 38,8% contro il 33,7%.
L’Italia si posiziona male rispetto agli altri paesi europei
Il confronto con gli altri paesi europei colloca l’Italia in una posizione particolarmente sfavorevole. Secondo i dati dell’Eurobarometro sullo Sport 2022, il 56% degli italiani non pratica mai un’attività sportiva, rispetto al 45% della media europea. Inoltre, in Italia la sedentarietà interessa il 42% delle persone intervistate.
Ancora più preoccupante è la situazione tra i più giovani. L’Italia risulta essere il peggior Paese OCSE per sedentarietà tra i bambini: il 94,5% dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni non raggiunge un adeguato livello di attività fisica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i giovani in età 5-17 anni dovrebbero accumulare quotidianamente almeno 60 minuti di attività motoria moderata-intensa e svolgere almeno tre ore settimanali di attività fisica intensa. Tuttavia, i dati mostrano che mediamente solo un adolescente italiano su 10 raggiunge questi livelli raccomandati.
L’analisi dei trend internazionali evidenzia che l’Italia, insieme all’Australia, mostra un andamento negativo con un incremento di oltre il 3% del numero di adolescenti inattivi. In Italia la prevalenza di adolescenti che non svolgono regolare attività fisica ha raggiunto l’88,6%: nei ragazzi è passata dall’82,9% del 2001 all’85,9% del 2016, mentre nelle ragazze è cresciuta dal 90,6% del 2001 al 91,5% del 2016.
Queste cifre collocano il nostro paese al quarto posto tra i più sedentari secondo i dati OCSE e al primo posto per quanto riguarda i bambini, configurando una vera e propria emergenza per la salute pubblica nazionale.
La pandemia ha peggiorato drasticamente le abitudini di movimento
L’emergenza sanitaria ha rappresentato uno spartiacque decisivo nelle abitudini di movimento degli adolescenti italiani. Mentre le restrizioni hanno colpito tutta la popolazione, i dati dimostrano che bambini e ragazzi hanno subito l’impatto più devastante, con conseguenze che persistono anche dopo la fine delle misure più severe.
Il crollo dell’attività sportiva dal 51,3% al 36,2% tra i 3-17 anni
Durante la pandemia, la pratica sportiva continuativa tra i giovani di 3-17 anni ha subito un vero e proprio tracollo, diminuendo drasticamente dal 51,3% al 36,2%. Questo calo di circa 15 punti percentuali rappresenta uno degli effetti più preoccupanti della crisi sanitaria sulla popolazione giovanile. Infatti, mentre l’attività fisica tra gli adulti ha mantenuto livelli stabili o addirittura superiori rispetto al periodo pre-pandemico, bambini e adolescenti hanno mostrato un netto peggioramento.
Il fenomeno ha colpito in modo diverso le varie fasce d’età. I dati evidenziano che l’incidenza dei minori che non praticano sport è aumentata dal 18,5% al 24,9% tra i 6 e i 10 anni e dal 15,7% al 21,3% nella fascia 11-14 anni. Solo parzialmente questo calo è stato compensato dalla pratica di attività fisica destrutturata, svolta al di fuori delle strutture organizzate, che è cresciuta dal 18,6% al 26,9%.
Uno studio pubblicato sulla rivista JAMA ha rilevato che, a livello globale, l’attività fisica di bambini e adolescenti è diminuita addirittura del 20% rispetto al periodo pre-pandemico, con un crollo ancora più marcato per l’attività intensa, ridotta del 32%.
L’aumento della sedentarietà dal 22,3% al 27,2%
Parallelamente al calo dell’attività sportiva, la sedentarietà tra i giovani è aumentata in modo significativo, passando dal 22,3% al 27,2%. Questo incremento rappresenta un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, quando la sedentarietà tra i minori stava progressivamente diminuendo.
Dopo la fine dell’emergenza, si è osservata una fisiologica flessione di questo dato, ma la quota di giovani che non praticano sport rimane comunque vicina a un caso su cinque. Nel 2022, i sedentari risultavano il 21,7% tra i 6 e i 10 anni, il 17,2% tra gli 11 e i 14 anni e il 19,3% tra i 15 e i 17 anni.
Inoltre, secondo un’indagine dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, durante la pandemia circa il 35% dei bambini tra i sette e i nove anni ha aumentato il tempo trascorso davanti a schermi, mentre per il 28% si è ridotto il tempo trascorso all’aperto nei giorni feriali.
L’impatto delle chiusure di palestre e centri sportivi
Le restrizioni imposte a palestre, impianti sportivi e parchi hanno avuto conseguenze particolarmente gravi sui giovani. A differenza degli adulti, che hanno potuto in parte compensare con attività all’aperto non strutturate, i minori svolgono tipicamente attività fisica in contesti maggiormente organizzati e spesso in spazi al chiuso.
Le chiusure reiterate nella seconda metà del 2020 e per buona parte del 2021 hanno inciso negativamente sulla pratica continuativa, soprattutto quella strutturata al chiuso. L’International Journal of Environmental Research and Public Health ha confermato che la percentuale di adolescenti attivi durante il lockdown è stata generalmente bassa, in alcuni casi non superiore al 7,4%-12,4%.
Le conseguenze non sono state solo fisiche ma anche psicologiche. Durante la pandemia, il 42% dei giovani ha dichiarato di sentirsi meno felice e il 20% più solo. L’assenza di endorfine e adrenalina, associata alla mancanza di socialità, ha aumentato gli stati d’ansia, di sconforto e di angoscia.
Inoltre, uno studio delle Nazioni Unite ha rilevato che la chiusura degli impianti sportivi ha comportato un aumento dei soggetti con irregolarità nel sonno e un’alimentazione poco bilanciata. In Polonia, la percentuale di sovrappeso/obesità in età adolescenziale è passata dal 24,3% al 30,8% nei maschi e dal 12,9% al 14,1% nelle femmine.