In seguito al tragico decesso di Riccardo Zappone, il 30enne deceduto a Pescara il 3 giugno dopo essere stato bloccato con un taser dagli agenti della Questura, il dibattito sull’uso e sulla sicurezza di questo strumento si riaccende con forza. Sebbene l’esame autoptico abbia escluso un ruolo diretto del taser nel determinare la morte dell’uomo, la comunità medica, in particolare gli anestesisti, ribadisce l’importanza cruciale di un utilizzo mirato e cauto per minimizzare ogni potenziale rischio.
“Non conosco l’anamnesi né lo stato di salute psicofisica del giovane morto dopo essere stato colpito da un taser”, ha dichiarato all’Adnkronos Salute la Dottoressa Elena Bignami, presidente della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti). La Dottoressa Bignami ha dettagliato il funzionamento dello strumento: “Di certo questo strumento funziona con una scarica elettrica a bassa corrente che provoca una serie di contrazioni muscolari involontarie che portano alla paralisi dei muscoli e, talvolta, dolore. L’obiettivo primario è colpire braccia, gambe e torace per immobilizzare la persona. Il tutto è transitorio, momentaneo e reversibile”.
I Rischi Teorici e le Rigorose Precauzioni d’Uso Suggerite
Tuttavia, la presidente della Siaarti ha aggiunto un’importante precisazione sui possibili rischi, anche se rari: “In via teorica la scarica elettrica del taser può interferire con l’attività elettrica cardiaca. I più a rischio sono le persone con aritmie non note”. Questo aspetto è particolarmente delicato, in quanto molte aritmie possono essere asintomatiche e, quindi, sconosciute all’individuo colpito.
Nonostante questa potenziale, seppur remota, interazione, la Bignami ha rassicurato sulla sicurezza complessiva del taser quando utilizzato correttamente: “Soggetti con aritmie cardiache non note o caduti a seguito della contrazione muscolare mentre correvano per fuggire dagli agenti con taser, possono riportare conseguenze, ma la casistica ci dice che si tratta di numeri esigui e che il taser è uno strumento sicuro”. Ciò nonostante, è fondamentale applicare ogni cautela possibile per evitare eventi avversi.
L’unica “precauzione – raccomanda con fermezza la specialista – è usare il taser solo su muscolatura periferica, ovvero gli arti superiori o inferiori, quindi gambe o braccia, escludendo categoricamente il torace“. Questa indicazione è cruciale e deriva dalla necessità di minimizzare qualsiasi potenziale rischio legato all’interferenza con l’attività cardiaca. Evitare la regione toracica è una misura di sicurezza fondamentale per prevenire stimolazioni indesiderate al cuore, soprattutto in soggetti con condizioni cardiache preesistenti, anche se non diagnosticate.
La Formazione degli Operatori e la Collaborazione Medico-Legale
La discussione sull’uso del taser e sulle sue implicazioni è complessa e chiama in causa non solo aspetti medici e sanitari, ma anche giuridici e operativi per le forze dell’ordine. È essenziale che gli operatori che utilizzano questi dispositivi siano formati non solo sulle tecniche di impiego, ma anche sui potenziali effetti fisiologici e sulle zone del corpo da evitare. Corsi di aggiornamento e protocolli chiari sono indispensabili per garantire che lo strumento venga utilizzato nel modo più sicuro ed efficace possibile, tutelando sia l’incolumità della persona fermata sia quella degli agenti.
Le raccomandazioni della Siaarti si inseriscono in questo contesto di ricerca di un equilibrio tra efficacia operativa e sicurezza. La collaborazione tra la comunità medica, le forze dell’ordine e gli organi preposti alla definizione delle normative è cruciale per affinare le linee guida e promuovere una cultura dell’uso responsabile di questi strumenti. La trasparenza e la condivisione dei dati relativi agli eventi avversi, come il caso di Pescara, sono inoltre fondamentali per una continua valutazione e un miglioramento delle pratiche, mirando a salvaguardare la salute pubblica in ogni circostanza.