Scegliere letture dai toni violenti e disturbanti può essere una scelta, un caso o una scoperta.
C’è che sceglie volontariamente letture “forti” e chi, senza conoscerne il contenuto, prende un libro a caso.
La reazione individuale non è generalizzabile, certo, però uno studio dell’Indiana University, negli Usa, pubblicata sulla rivista PloS One, ci chiarisce come queste letture dai contenuto violenti, lontani dalla nostra moralità, creino una sorta di piacere.
Le differenze ci sono.
Durante la ricerca, il campione che intendeva evitare la lettura di storie disturbanti, ha criticato con decisione la violenza in cui s’è imbattuto, una reazione diametralmente opposta a chi, all’ ipotesi di continuare il racconto, ha scelto un finale in chiave “nera”.
Differenze di genere.
Seppur violento e disturbante il contenuto è tollerato più o meno a seconda del genere cui è stato inserito.
Un racconto fantasy violento risulta, ai lettori, più “digeribile” di un romanzo ugualmente violento ma storico o realistico.
La rappresentazione violenta è risultata meno tollerata dal genere femminile, più rigoroso nella scelta delle letture da fare.
Lo psicologo canadese Raymond Mar trae una possibile spiegazione sul rapporto piacere – violenza.
La sensazione di piacere deriverebbe da una sorta di sollievo, quando alla fine, le situazioni seppur di trascorso disturbante, trovano un nuovo equilibrio positivo per protagonista e lettore.
I gruppi di controllo analizzati si dividevano nettamente in fruitori di violenza e non.
Rimaneva ambigua una terza categoria, coloro che a volte scelgono letture violente ma che tuttavia sembrano gradirle.
Perché? E in quali circostanze scegliere questo tipo di lettura?
I ricercatori continuano a indagare.
“Vogliamo capire di più di questo gruppo, quanto è esteso, e quali sono le circostanze nelle quali decidono di optare per contenuti violenti”.
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