Philip Martin Larrey già autore di “Dove inizia il futuro” edito da Mondadori, è intervenuto al Festival della Salute di Siena sul ruolo che l’intelligenza artificiale può avere nella pratica medica.
Docente di filosofia, etica e morale presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, Larrey ha presentato il suo ultimo libro “Artificial Humanity. An Essay on the Philosophy of Artificial Intelligence”.
“Le implicazioni filosofiche dell’intelligenza artificiale sono sconosciute e ho voluto applicare questa riflessione da Platone in poi – ha detto Larrey nel suo intervento.
“Nel mio saggio vengono analizzati alcuni fatti accaduti di recente, come quelli riguardanti le auto a guida autonoma o il caso del disastro dell’aereo 737 MAX, in cui l’incidente è stato imputato proprio all’Intelligenza Artificiale”.
L’intelligenza artificiale rappresenta già una realtà consolidata nella nostra quotidianità e lo sarà in maniera più incisiva per il futuro.
Aspetto centrale della trasformazione digitale della società, si rileva come aspetto prioritario della discussione dell’Unione europea.
L’intelligenza artificiale potrebbe evolversi in un cambio per tutti gli aspetti della vita quotidiana, e quindi, riguardare anche l’ambito della salute.
Una branca della ricerca si occupa proprio di studiare come usare l’Ai in chiave di analisi per grandi campioni di dati medici e scoprire corrispondenze e modelli per migliorare le diagnosi e la prevenzione.
“Nel campo della salute – ha proseguito Larrey – ci sono molti ambiti di intervento e tra questi rientra senza dubbio la dematerializzazione delle cartelle cliniche e il problema della sicurezza dei dati digitalizzati. Un altro progetto molto interessante è la macchina “Watson” di IBM che sta aiutando i medici nella diagnosi di neoplasie: ha ottenuto un’affidabilità del 95%, percentuale ritenuta straordinaria”.
“Le macchine non possono prendere il sopravvento senza la nostra volontà – è il punto di vista dell’autore che affronta questo tema nel suo saggio – Resta però ancora molto dibattuto il punto di vista etico di molte applicazioni dell’intelligenza artificiale nella nostra quotidianità.
La Francia, ad esempio, ha impedito alle compagnie assicurative di utilizzare il DNA dei potenziali clienti. Non è giusto che una compagnia possa usufruire di queste informazioni, e anche l’Italia sta pensando di intervenire in questa direzione”.