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Alluvione in Romagna: i rischi del fango

L’alluvione che ha colpito la bassa Romagna il mese scorso ha provocato ingenti danni alle abitazioni, agli edifici, alle strade, alle industrie e di conseguenza alla popolazione.

Migliaia di sfollati, morti e feriti, persone rimaste senza case né averi. Le conseguenze economiche e materiali sono pesantissime per la Romagna ma gli esperti hanno lanciato anche l’allarme di possibili rischi per la salute e del territorio a causa della quantità di fango che ha invaso le città.

Le acque alluvionali, infatti, possono portare molte malattie come salmonellosi, epatite A, infezioni gastrointestinali e altre malattie infettive che si trasmettono via oro-fecale.

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Questo avviene a causa della presenza di rifiuti, escrementi, carcasse di animali e il contatto con le acque reflue del sistema fognario, come hanno spiegato gli esperti. Non solo, le incessanti piogge del mese di maggio hanno allagato anche gli impianti industriali e per questo le acque potrebbero contenere anche sostanze chimiche pericolose, rifiuti agricoli e industriali.

Per evitare eventuali ripercussioni sanitarie, l’Ausl della Romagna, pochi giorni dopo l’alluvione, ha predisposto la vaccinazione antitetanica per una profilassi immediata contro le spore presenti nel fango e ha pubblicato delle linee guida per far sì che la popolazione prenda tutte le possibili precauzioni igienico-sanitarie necessarie contro queste acque che hanno invaso le loro case.

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Usare guanti, stivali lunghi e non toccarsi naso e bocca con le mani sporche di fango, lavarsi frequentemente le mani e in ambienti chiusi dove il fango stagna da più giorni indossare una mascherina Ffp2. Queste sono le principali norme di comportamento che i cittadini devono seguire per evitare che le acque abbiano conseguenze negative sulla salute.

Inoltre, sul sito dell’Iss (istituto superiore di sanità) il Gruppo di esperti per la Prevenzione delle Malattie infettive Iss ha ricordato che nelle esperienze precedenti di alluvioni la letteratura scientifica riporta i possibili rischi legati a legionellosi, infezioni da West Nile virus trasmesso dalle zanzare, ma anche di trasmissione di patogeni come l’Escherichia Coli.

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Per ridurre i rischi è importante bere acqua potabile sicura e mangiare cibo che non sia stato a contatto con acque stagnanti.

Nonostante al momento non ci sia un allarme sanitario, il pericolo non è scongiurato.

L’acqua si è ritirata dalle città ma persiste l’allerta meteo nelle zone colpite dall’alluvione e si teme per le conseguenze delle nuove piogge poiché il sistema fognario è ostruito a causa della cospicua presenza di fango. Bisogna intervenire prima che si solidifichi, altrimenti potrebbe portare a nuovi allagamenti.

“L’interruzione dell’erogazione dell’acqua potabile che c’è stata a causa del disastro idrogeologico comporta la possibilità che l’acqua contaminata sia penetrata all’interno dei tubi perché si è interrotto il flusso di pressione positiva – ovvero quando l’acqua fluisce fuori dalle tubature .

Un tubo rotto, invece, può provocare l’entrata di acqua contaminata all’interno dei tubi” spiega il dirigente dell’Asl Salerno di Cava de’ Tirreni, il dottor Alberto De Rosa.

“Il fango è un duplice problema per le fogne perché non possono drenare acqua e nel contempo si crea il circolo vizioso perché rischia di infettarsi sempre di più con gli scarichi urbani.

Gli scarichi dei liquami delle case sono fuoriusciti dalle abitazioni e sono ricche di colibacilli” aggiunge spiegando che la vegetazione, le acque e le superfici potrebbero restare contaminate per molto tempo così come il mare. Infatti, sulle coste della riviera romagnola alcune zone non rispettano i canoni di balneabilità.

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