Psicologia della moda: il valore della differenza
La psicologia della moda si occupa di approfondire il legame che intercorre tra identità personale e immagine, tra un’idea comunicata di noi stessi e gli effetti sociali di questa.
Il blog di Paola Pizza “psicologia della moda” dedica argomentazione articolate sui valori che il mondo della moda è in grado di veicolare e comunicare.
Dalle campagne di body positivity alla equal mode, si torna a parlare di psicologia della moda in termini di comunicazione sensibile valoriale e della concreta possibilità di superare stereotipi obsoleti sul corpo.
Se da un lato abbiamo assistito all’omologazione del pensiero unico della magrezza, è vero che d’altro canto, la psicologia della moda oggi propone modelli di bellezza oramai lontani dalla taglia 38 e, dalla creazione di giocattoli equal, ne è un esempio la Barbie Fashionistas, fino alla passerella curvy, è indubbia l’attenzione al vestire su corpi diversi, con esigenze diverse ed espressione di bellezze differenti.
Scrive Paola Pizza autrice del blog “psicologia della moda”: “Il corpo è una parte importante della definizione dell‘identità. È la nostra casa e la nostra forma, contiene la nostra identità e il nostro inconscio.
Abiti che rivestono il corpo simbolizzando, per dirla con Jung, l’archetipo persona esprimendo idee, valori, atteggiamenti”.
Se il corpo è una casa, partendo dall’interpretazione proposta da Pizza, allora abitarlo non può appiattirsi su un unico modello estetico.
La liberazione dagli stereotipi della bellezza, diktat inespressivi che nuocciono alla personalità, rappresenta il primo passo per ritrovare sé stessi e la personale e irriducibile bellezza.
È in quest’ottica che la psicologia della moda si occupa di promuovere una bellezza e uno stile che sia autenticità e non omologazione.
L’articolo pubblicato sul blog di psicologia della moda di Paola Pizza dal titolo: “Gli stereotipi estetici. Magrezza è bellezza?” affronta proprio l’inversione interpretativa dei codici estetici perché il maschile e il femminile possano ritrovare espressione di quell’autenticità individuale annebbiata dalla giungla delle taglie e della paura di non piacere.
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