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Vegetali di quarta gamma: molto consumati ma poco conosciuti

I vegetali di quarta gamma sono definiti, secondo le norme della Comunità Europea, come prodotti minimamente trasformati, cioè soggetti ad interventi tecnologici ridotti, utilizzabili per il consumo diretto senza ulteriori manipolazioni o con manipolazioni minime. (Codex Alimentarius)

I vegetali di quarta gamma sono utilizzabili al 100% e le lavorazioni minime a cui vanno incontro consistono in lavaggio, taglio e confezionamento in contenitori di vario tipo, in genere di plastica, talvolta a permeabilità selettiva per i gas, eventualmente associati alla modificazione dell’atmosfera interna.

Una recente indagine Doxa sui vegetali di quarta gamma ne rileva un largo consumo tra gli italiani che, per un 93%, dichiarano di acquistare vegetali di quarta gamma, motivando la scelta come pratica (risparmiano tempo) e capace di limitare lo spreco grazie al suo porzionamento.

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Tuttavia almeno la metà del campione non tratta questi prodotti nella maniera adeguata.

Il 63% del campione, infatti, non ritiene necessario trasportare i vegetali di quarta gamma in apposite borse frigo per non interrompere la catena del freddo.

Ancora un buon 11% rilava i vegetali di quarta gamma, operazione assolutamente non necessaria.

vegetali di quarta gamma

La denominazione di “quarta gamma” è stata coniata in Francia, si inserisce in un contesto di classificazione dei prodotti alimentari secondo cui la I gamma si riferisce ai prodotti freschi non lavorati, la II gamma comprende i prodotti trasformati (che abbiano subìto un processo di stabilizzazione), III e IV gamma si riferiscono ai prodotti semilavorati rispettivamente surgelati e pronti per l’uso, mentre la V gamma comprende tutti gli alimenti cotti o pre-cotti.

vegetali di quarta gamma

I vegetali di quarta gamma hanno riscosso un grande successo, tra le tipologie di prodotti di IV gamma si annoverano: i “ready to eat”, frutta singola o in preparazioni miste (macedonie) da consumare direttamente; i “meals”, veri e propri piatti a base di ortaggi freschi, gli “snacks”, verdure crude in piccole porzioni fruibili “on the go” (letteralmente “da passeggio”), i “salad bars”, interi scaffali assortiti con frutta e verdura tagliata.

In Europa, nel 2008 il giro di affari si è attestato intorno ai 700 milioni di euro per arrivare a circa 3 miliardi di euro nel 2015.

L’Italia è il secondo paese, dopo la Gran Bretagna, per produzione di tali alimenti (www.ismeaservizi.it).

I consumi italiani pro capite sono i più alti in Europa (3,0 kg/persona/anno).

I costi di questi prodotti, è consistente, se pensiamo che la divergenza di prezzo delle insalate tra prodotto in cespo e prodotto in busta è del 329% (2,19 euro contro 7,21 euro al chilo), dato che aumenta ancora per le carote 345% (1,28 euro contro i 4,39 euro al chilo per il prodotto lavato e tagliato).

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