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Prodotti ittici: inquinamento plastico

Il consumo dei prodotti ittici del Mediterraneo è spesso consigliato perché rappresentano una buona fonte di Omega3, fosforo, iodio, selenio e ferro.

I pesci sono, però, in grado di ingerire plastiche e microplastiche con potenziali perturbazioni a diversi livelli fisiologici.

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È argomento molto discusso l’inquinamento da plastica nei mari, questi rappresenta, infatti, una minaccia crescente per gli ecosistemi marini a livello globale, e il Mar Mediterraneo si distingue come un’area notevolmente colpita con stime fino a 11,5 milioni di elementi di macrorifiuti marini galleggianti e una densità di 16 elementi km −lungo il Mar Mediterraneo settentrionale.

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Oltre all’ingestione della plastica stessa, è una preoccupazione crescente l’accumulo di additivi e sostanze inquinanti per la plastica e la capacità di alcuni di questi di bioaccumularsi e biomagnificarsi.

“Additivi chimici associati alla plastica, come plastificanti e ritardanti di fiamma come gli organofosfatiestere (OPE), meritano un’attenzione particolare a causa della loro diffusione ambientale e dei loro effetti tossicologici”.

La ricerca “Plastificanti esteri organofosfati di pesci commestibili dal Mar Mediterraneo: inquinamento marino e l’esposizione umana”, ci spiega cosa siano nel dettaglio gli Ope e come vadano a intaccare la genuinità dei prodotti ittici del Mediterraneo.

 “Gli OPE sono sempre più utilizzati in diversi prodotti (ad es. materie plastiche, tessili, mobili, ecc.) e possono essere rilasciati nell’ambiente attraverso diversi processi (come abrasione e volatilizzazione) risultando in un’ampia gamma di livelli di concentrazione rilevati in tutto l’ambiente: interni/ aria esterna, acqua, suolo e sedimenti, nonché negli animali e nell’uomo”.

Alcuni OPE sono volatili e predominano nella fase aerea, mentre altri sono solubili in acqua o assorbono fortemente il particolato.

 La deposizione nell’aria, il flusso fluviale, la distribuzione aria-acqua e le macro e microplastiche sono diverse fonti di OPE nell’ambiente marino.

Nel Mar Mediterraneo nordoccidentale, l’acciuga europea ( Engraulis encrasicolus ) e la sardina europea ( Sardina pilchardus ) sono due delle specie di piccoli pesci pelagici più abbondanti e commercialmente importanti nelle specie dei prodotti ittici.

La sardina e l’acciuga sono alimentatori planctivori, che abitano la zona continentale.

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“In effetti- scrive la ricerca- un recente studio ha espresso preoccupazione per l’effetto sottostante per lo stock di nasello europeo (Merluccius merluccius), un importante predatore di acciughe e sardine”.

Valutare i rischi legati al consumo dei prodotti ittici significherebbe valutare l’ingestione di questi contaminanti attraverso diverse vie, dal cibo, che non include, quindi, soltanto i prodotti ittici, l’inalazione di aria e l’aspirazione di polveri.

Sommati tutti allora queste fonti di esposizione comporterebbero un pericolo per la salute umana.

Tuttavia dovremmo evitare di esporci a questi plastificanti e pensare in un’ottica di salvaguardia degli ecosistemi piuttosto che al loro sfruttamento.

Salvaguardare la salute degli animali equivale a prenderci cura anche della nostra salute.

 

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