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Cibo, social e videogiochi le nuove dipendenze per quasi 2 milioni di adolescenti

Il rischio di sviluppare ansia e depressione è alto per gli adolescenti, alla base della dipendenza comportamentale paura e disorientamento per l’incertezza del nostro tempo ma anche la difficoltà di dialogare con i genitori.

Social media, internet, videogiochi e cibo, sono le nuove dipendenze degli adolescenti con conseguenze devastanti in termini di benessere psicofisico e qualità della vita. È quanto emerge dallo studio “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z”, realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping.

L’indagine ha visto coinvolti adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni e, per alcuni anche le loro famiglie, per approfondire appunto la relazione tra genitori e figli. Per la realizzazione dello studio, sono stati intervistati nell’autunno del 2022 più di 8.700 studenti tra gli 11 e i 17 anni, 3.600 circa delle scuole secondarie di primo grado e 5.100 circa delle secondarie di secondo grado, selezionati su tutto il territorio nazionale in modo da avere un campione rappresentativo della popolazione.

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Nello specifico, lo studio evidenzia che gli studenti a rischio di dipendenza da social media rappresentano circa il 2,5% del campione nella popolazione tra gli 11 e i 13 anni, con probabilità di sviluppare ansia sociale grave o molto grave e di presentare un carattere di alta impulsività.

Per il disturbo da uso di videogiochi è a rischio invece il 12% degli studenti (circa 480.000) ed è il genere maschile quello più colpito, soprattutto nell’età delle scuole medie, con il conseguente rischio di sviluppare depressione o ansia sociale da moderatamente grave a grave.

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Salgono anche i numeri per la dipendenza da cibo, che coinvolge circa 1.152.000 studenti tra gli 11 e i 17 anni, in prevalenza di sesso femminile.

Le ragazze tendono di più anche all’isolamento sociale, chiudendosi in camera ed evitando di uscire di casa per periodi mediamente lunghi. “Il dato allarma per la precocità del fenomeno – si legge nel comunicato dell’Iss – e l’età più critica risulta essere i 13 anni.” La maggioranza degli adolescenti intervistati riferisce, inoltre, di avere difficoltà nel dialogo con i propri genitori.

Dal punto di vista genitoriale, all’opposto, l’indagine evidenzia da un lato l’allarme dei genitori per possibili dipendenze comportamentali che osservano nei figli, anche se tali disturbi non si verificano nella realtà, mentre dall’altro permangono genitori che non notano comportamenti di disagio nei figli, anche se tali comportamenti si manifestano chiaramente.

“I ragazzi oggi sono più spesso vittime di ansia e depressione, meno inseriti nel tessuto sociale e contemporaneamente esposti a stimoli tecnologici radicalmente diversi rispetto ai coetanei di appena vent’anni fa”, ha spiegato il professor Claudio Mencacci, direttore emerito di neuroscienze all’ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano, e co-presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf), durante il convegno “Psicofarmacologia clinica in età evolutiva: efficacia, sicurezza e implicazioni di trattamento nelle successive età della vita” organizzato in collaborazione con la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia).

Lo studio restituisce quindi la fotografia di un’epoca storica senza precedenti, caratterizzata da disagio emotivo crescente e diffuso. “Pandemia, guerre, crisi ambientali ed economiche – conclude il professor Mencacci – stanno amplificando un disagio che era già presente: la progressiva riduzione della socializzazione, la diminuzione delle relazioni affettive e di esperienze tipiche del percorso di crescita sono tutti fenomeni in continua crescita negli ultimi anni, così come la crescente pressione per la performance”. 

Cosa spinge dunque, gli adolescenti ad abusare di cibo, social media e videogames, lo spiega Matteo Balestrieri, co-presidente Sinfp e professore di psichiatria all’Università di Udine : “I ragazzi oggi sono impauriti, disorientati e trovano nel web, sui social, nei videogiochi un mezzo per alleviare la sofferenza, la paura, l’incertezza, finendo per diventarne dipendenti: puntare sulla prevenzione, aumentando l’attenzione sulla salute mentale dei giovanissimi in famiglia e a scuola, è perciò fondamentale.

Occorre osservarli, a casa e in classe, per cogliere i segnali del disagio, imparando a discriminare i segni che sono parte del fisiologico percorso dell’adolescenza dagli indicatori di un disturbo psicologico o una dipendenza comportamentale come quella da videogiochi, internet o social”.

Guarda la video intervista: Giochi mortali sui Social. Chi ci casca?

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