Il divario digitale è un elemento preso in esame da alcuni studi attuali, i quali hanno posto sotto osservazione le relazioni che intercorrono tra status sociale e accesso alle tecnologie.
Simeon Yates, docente di Scienze Sociali, si è occupato di redigere un documento su Techxplore redarguendo la società su alcuni elementi di disuguaglianza digitale in relazione alle possibilità economiche familiari e il livello di istruzione.
Il lavoro a basso reddito o la disoccupazione e la sistemazione in alloggi sociali ridimensiona, e non di poco, ciò che definiamo usualmente come generazione di “nativi digitali”, poiché, proprio la tecnologia risulta essere tra le prime forme di discriminazione e autoesclusione economica e di conseguenza sociale.
“In apparenza, potrebbero apparire come gli archetipici “nativi digitali”: giovani profondamente coinvolti con i media sociali e di intrattenimento e con il loro smartphone a portata di mano tutto il tempo. Ma i nostri utenti di social e media sono un gruppo caratterizzato da un uso limitato e limitato dei media digitali e da una mancanza di alfabetizzazione dei dati. Probabilmente provengono da alcune delle famiglie più povere del paese”.
Un fenomeno sociale che non solo ostacola la piena circolazione della conoscenza, ma anche lo sviluppo della democrazia.
L’agorà elettronica, infatti, nelle sue forme di e-government risulta mutilata di una parte di rappresentanza che non può permettersi la partecipazione civile tecnologica.
Gli user in questione, vivono una differenziazione esplicita e notevole, in difficoltà maggiori rispetto alle tecniche di apprendimento e di educazione che guadagna campo proprio nell’e-learning.
Gli effetti del divario digitale si sentono anche sul piano dell’aggregazione amicale e sulle modalità di socializzazione, nel processo di costruzione della propria identità sociale e sulla costruzione del pensiero.
Assistiamo, dunque, alla presenza di più società all’interno dello stesso Paese, laddove, lo squilibrio sociale tra digitali e non, rappresenta un’identità nazionale lacerata.
La ricerca citata mostra come le disuguaglianze digitali corrispondano ad altri elementi chiave della disuguaglianza economica, sociale e culturale .
“Oltre ad essere giovani, è molto probabile che gli “utenti dei social e dei media” abbiano lasciato l’istruzione a 16-18 anni con qualifiche GCSE di base. Sono spesso meno qualificati e con lavoro a basso reddito o disoccupati”.
L’utilizzo delle tecnologie informatiche, un indiscusso aspetto fondante della vita individuale e sociale dei cittadini, non appartiene a tutta la popolazione, come, invece, si dovrebbe auspicare per favorire la partecipazione alla vita civile e politica di tutti i cittadini.