Il veleno d’api è un composto che troviamo in cosmetica come base di prodotti anti-age e distensivi per la pelle, soprattutto, per quella più matura.
Molto usato nel jet set di star hollywoodiane, il veleno d’api è usato in primo luogo dalla medicina orientale.
Eppure gli studi risalgono all’800 europeo quando sul finire del secolo XIX J. Langer, dell’Università di Praga, tentò l’estrazione, senza uccidere l’ape, del veleno con conseguente estroflessione del pungiglione, nasceva così l’apiterapia.
Questa terapia viene modulata per la prima volta in Austria da Philip Terc che la utilizzava per la cura di reumatismi e artriti.
Già nel 1930 la ditta tedesca Mack iniziava la preparazione commerciale del veleno che implicava, per le api, una scossa elettrica che induceva gli insetti a infilare il pungiglione in una membrana di polietilene che faceva rilasciare loro pungiglione e veleno.
Tecnica che viene usata anche oggi e che, seppur non provocando la loro morte, determina, se la frequenza di raccolta del pungiglione è alta, parliamo in questo caso di 4 volte al mese per 3 ore, l’attività di cova e la produzione del miele vedono una riduzione fino al 15%.
Il veleno d’api contiene la mellitina, un potente antinfiammatorio e altre sostanze analgesiche come istamina e isolecitina che agiscono sul sistema nervoso centrale.
Il veleno stimolando le capsule surrenali, induce a un aumento del cortisone nel plasma sanguigno determinando una dilatazione dei vasi.
Questo processo aiuta a combattere i problemi di reumatismi così come ulcere croniche, malattie vascolari chirurgiche, emicrania, ipertensione arteriosa, psoriasi, piaghe, cirrosi epatica, eczema.
Un rimedio medico che giunge da lontano, circa 2000 anni fa.
Ahmed Hegazi ricercatore egiziano cita l’apiterapia scritta sui papiri egiziani.
Come anche il greco Ippocrate, vissuto tra il 460 -337 a. C. la utilizzava per curare le infiammazioni.
Narrata, inoltre, dal romano Plinio il Vecchio (23-79 dopo Cristo) in Naturalis Historia, il greco Galeno (129-216), mentre Carlo Magno l’avrebbe invece usata per guarire dalla gotta.
Circa l’1% della popolazione risulta allergico al veleno d’api e, quindi, è bene che questi soggetti evitino accuratamente creme su base di questo veleno, perché potrebbero incorrere in potenti reazioni allergiche fino allo shock anafilattico.
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