“Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo” (Anna Karenina, di Lev Tolstoj).
Nel 1970 dopo una lunga discussione parlamentare, venne introdotta la legge 898 che prevedeva lo scioglimento del vincolo matrimoniale.
Un po’ di storia
Nell’ottobre del 1965 il deputato socialista Loris Fortuna presentava un progetto di legge sui “Casi di scioglimento del matrimonio”.
Ancora nel 1968 il liberale Baslini presenta una nuova proposta di Legge sul divorzio che diverrà poi la legge Fortuna-Baslini che sarà approva in via definitiva, con 319 sì e 286 no, dopo cinque anni dalla sua prima proposizione e dopo un iter parlamentare contraddistinto da conflitti e discussioni.
Nel 1969 il governo Leone aveva promosso un disegno di Legge in riferimento all’art. 75 della Costituzione, perché si potesse indire referendum abrogativi totali o parziali rispetto ad una Legge dello Stato.
Questa proposta sarà legge il 25 maggio del 1970 e venne usata per abrogare la legge sul divorzio.
La legge sul divorzio vide contrapporsi due schieramenti politici storici del dopoguerra italiano, mentre da una parte favorevoli al “sorpasso” civile di un’Italia radicata su posizioni di stampo religiose che impedivano l’avanzamento societario c’erano il Partito Socialista Italiano e il Partito Liberale, il Partito Radicale di Marco Pannella (extra parlamentare), la LID (Lega Italiana Divorzio) il Partito Comunista forza maggioritaria d’opposizione, il PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, il PSDI (Partito Socialista Democratico Italiano) e del Partito Repubblicano Italiano, contrario si schierava il partito della Democrazia Cristiana e i movimenti cattolici.
Si andò allora alle urne nel 1974, dopo che a fronte delle 500.000 firme necessarie, se ne raccolsero circa 1 milione e mezzo.
Il 12 maggio 1974 la vittoria dei favorevoli al divorzio fu schiacciante: 59,3% dei favorevoli contro il 40,7% dei contrari.
Ma quanto si divorzia in Italia?
I dati Eurostat, ci dicono che L’Italia si posiziona sotto la media Ue per la quantità di divorzi.
L’1,53 di divorzi sono i valori in media del 2016, 2017 e 2018.
I dati che rilevano alte percentuali di divorzi riguardano il Nord e l’Est europeo.
In Lettonia si arriva a punte di 3,1, in Lituania con 3,07, la Danimarca, con 2,73 e l’Estonia, a quota 2,47, seguita da Finlandia e Svezia con 2,43.
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