Emerge con forza l’importanza dell’autostima negli adolescenti e la necessità di un rinnovato sostegno sociale perché sia possibile attivare le giuste politiche atte a prevenire il rischio della formazione di un atteggiamento suicida nei ragazzi.
Secondo un recente rapporto Unicef, in Europa il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni, preceduta soltanto dalle morti causate da incidenti stradali.
Il rapporto mostra anche che il 19% dei ragazzi europei tra i 15 e i 19 anni soffre di problemi legati alla salute mentale, seguiti da oltre il 16% delle ragazze nella stessa fascia d’età.
Tra i ragazzi tra i 10 e i 19 anni, 9 milioni convivono con un disturbo legato alla salute mentale: l’ansia e la depressione rappresentano oltre la metà dei casi.
La rivista Frontiers in Psychology, in un recente editoriale, conferma l’importanza dell’autostima nei ragazzi, annoverata tra i capisaldi della formazione di una personalità equilibrata e pronta a sostenere le difficoltà esistenziali che naturalmente si presentano nel corso della vita.
L’importanza dell’autostima che insieme al lutto, la disoccupazione e la difficoltà economica aumentano ulteriormente lo stress emotivo, coadiuvando la formazione di un atteggiamento sucida nei ragazzi.
L’editoriale indaga sui fattori di rischio rispetto a problemi di salute mentale e tentativi di suicidio.
Rileva il documento: “Le persone che avevano maggiori probabilità di essere intrappolate da idee suicide si etichettavano come “non importanti”, “poco promettenti” e “disconnesse”.
Il sentirsi “non importante” è la nota centrale che collega i concetti negativi degli adolescenti a depressione e ideazione suicidaria.
Allo stesso modo, il bere problematico e le difficoltà finanziarie potrebbero minacciare l’autostima, diminuire la resilienza e aumentare i problemi di salute mentale.
Il documento rilevando, appunto, l’importanza dell’autostima per la prevenzione di atteggiamenti suicidi, rileva come le attività di miglioramento dell’autostima possano essere l'”antidoto”.
“Alcuni “antidoti” prescritti dagli attuali ricercatori erano l’intervento orientato all’empowerment, l’autoefficacia che promuove il gioco e l’apprendimento attivo della strategia di coping”.
L’autoefficacia e l’autostima formano una “bolla” che protegge le persone dai problemi di salute mentale, al contrario, le attività elettroniche che fanno perdere tempo (ad esempio, l’uso eccessivo dello smartphone) potrebbero indurre auto-colpa e indebolire la “bolla” concludono i ricercatori.
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