Alimentazione

Cavolo nero il superfood che aiuta a perdere peso

Il cavolo nero rientra nella famiglia delle crucifere o brassicacee.

È composto, a differenza degli altri cavoli, da numerose foglie e cresce in altezza arrivando fino a un metro.

Le foglie rappresentano la parte commestibile.

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Di antiche origini, il cavolo nero presenzia in modo significativo la cucina toscana dove si coltiva prevalentemente, ma ne esiste una diversa varietà, il cavolo riccio, anche in Puglia; lo troviamo anche in Portogallo ed Etiopia.

Di recente il cavolo nero o Kale è molto apprezzato negli Usa in quanto super food che regola assunzione del ferro e copre, con appena una porzione, il fabbisogno di calcio quotidiano.

Il suo colore verde scuro ci indica la presenza di folati oppure indicati con il nome di vitamina B9, nel dettaglio questi sono coinvolti nel metabolismo degli acidi grassi e sono fondamentali per la funzionalità dei globuli rossi e il funzionamento del sistema nervoso.

Ricco di Vitamina K, il cavolo nero è fortemente consigliato a chi segue una terapia con anticoagulanti orali intervenendo nella regolazione della coagulazione del sangue.

Potente antiossidante risulterebbe efficace nella riduzione di infiammazioni croniche correlate a molte patologie.

Alla stregua del cavolo broccolo il kale contiene, infatti, i glucosinolati, che in diversi test hanno dimostrato una forte azione antitumorale.

Le fibre che questa pianta contiene riescono a ripulire l’organismo dai grassi “cattivi” e la vitamina C sempre presente nel cavolo nero, combatte il colesterolo LDL.

Tiene sotto controllo i livelli di zuccheri nel sangue grazie alla presenza delle fibre, come abbiamo detto ma anche magnesio e antiossidanti.

Grazie alla forte presenza di antiossidanti contrasta rughe e tonicità della pelle.

Vero e proprio purificatore, il cavolo nero, ha un basso apporto calorico ed è fortemente consigliato a chi ha qualche kg di troppo, poiché la sua ricchezza di fibre riduce l’assorbimento di grassi e zuccheri e quindi di calorie.

Può essere consumato crudo in pinzimonio oppure lessato, oltre che passato in padella con olio extravergine.

La cucina toscana suggerisce di unirlo ai fagioli come dalla classica formula della sua ricetta madre: la ribollita.

 

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