La depressione post parto è una condizione che riguarda quasi una donna su quattro, è una condizione dolorosa che potrebbe diventare un disturbo di natura psicologica.
Un disagio che dovrebbe risolversi nel giro di un anno, anche se studi recenti registrano una durata prolungata fino ai tre anni.
Lo studio, pubblicato dalla rivista Pediatrics, cerca di far porre un’adeguata attenzione in particolare in casi di donne che hanno sofferto precedentemente di depressione.
Secondo l’American Pregnancy Association si stima che la depressione post partum colpisca da un 30% fino al 70% delle neo mamme.
Ciò accade a causa di un processo neurobiologico, i livelli di ormoni estrogeni e del progesterone sono alti durante la gravidanza, una condizione che si altera precipitosamente dopo l’espulsione della placenta.
Questa modificazione dell’umore successiva al parto, ha durata temporanea, dalle due alle tre settimane, e non richiede un trattamento specifico.
La situazione si complica in presenza di specifici sintomi che possono presentarsi in maniera duratura e prolungata nel tempo.
La sintomatologia conclamata riguarda l’espressione da parte della donna di un’estrema irritabilità, pianto, tristezza ma anche ansia e disturbi del sonno e dell’appetito.
L’inizio di una depressione post parto si manifesta per una forte infelicità della donna e una forte rabbia verso gli altri.
Possiamo individuare anche dei sintomi fisici come carenza attentiva, spossatezza al risveglio e mancanza di forza ed energia.
Altri disturbi di natura fisica sono individuabili nel mal di schiena, dolori articolari e di natura gastrica, forti mal di testa.
Tra i fattoti di rischio della depressione c’è il diabete gestazionale.
Questi si presenta non legato soltanto al cervello, ma come una malattia sistemica che interferisce col sistema immunitario, endocrino e, per l’appunto, con il metabolismo.
Depressione maggiore e diabete sembrano essere legati da diversi fattori di rischio, dalle condizioni socio-economiche più svantaggiate ai disturbi del ritmo sonno-veglia, dagli squilibri dietetici alla scarsa attività fisica.
Le cosiddette risorse protettive che la persona depressa può attivare sono sia di ordine psico-sociale, sia affettive.
Le prime costituiscono le risorse che facilitano il percorso di recupero di equilibrio e benessere.
Risorse in cui possiamo citare il supporto percepito dalla mamma rispetto al gruppo di familiari, parenti e amici.
Fondamentale risorsa è rappresentata dalla stabilità del legame col partner, la presenza di supporto anche emotivo nell’accudimento del bambino.
La neo mamma ottimista, dotata di una buona autostima e una buona capacità di fronteggiare e gestire situazioni percepite come stressanti, può riuscire a stare bene.
In caso contrario la situazione richiede il supporto di uno specialista.