Società e Cultura

Stress da mobbing: una revisione

Lo stress da mobbing si delinea con specifiche caratteristiche che lo distinguono dal concetto di stress.

La parola inglese mobbing, dal verbo “to mob”, indica una serie di azioni come attaccare, aggredire, malmenare e schernire.

Prima che la parola si associasse allo stress da mobbing e al contesto lavorativo, fu l’etologo Lorenz, negli anni ’70, ad adoperare il sostantivo per descrivere il comportamento di alcune specie animali quando circondano un proprio simile e lo assalgono rumorosamente in gruppo, al fine di allontanarlo dal branco.

Alla fine degli anni ’80, il primo a parlare di mobbing come condizione persecutoria psicologica nell’ambiente di lavoro fu lo psicologo tedesco Heinz Leymann che è considerato il fondatore di questa nuova direzione di ricerca della Psicologia del Lavoro. Leymann, infatti, trovò un’analogia tra le manifestazioni di aggressività degli uccelli e quella esercitata da certi lavoratori nei confronti di altri.

Negli ultimi anni l’uso del termine mobbing ha conosciuto un enorme sviluppo perché essendo particolarmente ricco di significato racchiude in sé in modo efficace e conciso, il complesso mondo delle persecuzioni psicologiche nel contesto lavorativo.

In un documento redatto dal Ministero delle Pari Opportunità e l’Università degli studi di Firenze sul mobbing e lo stress da mobbing si scrive: “Lo stress da mobbing ha effetti molto gravi nel caso in cui le vittime siano ignare di essere tali.

Queste persone che subiscono stress da mobbing, si trovano spiazzate di fronte ad eventi imprevisti e si attribuiscono responsabilità che non gli competono.

Ma nel momento in cui la vittima individua e comprende la vera causa dello stato di mobbing, lo stress permette di trovare le forze e le idee necessarie per affrontare e sconfiggere il/la mobber”.

“Tuttavia da molti studi si evince” continua il documento “che le persone stressate sono considerati i soggetti più predisposti all’assunzione del ruolo di mobber, perché lo stress porta a sfogare la rabbia accumulata attraverso delle persecuzioni su un altro individuo”.

stress da mobbing

I sindacati hanno promosso campagne di sensibilizzazione e strategie di intervento, ed il Servizio Sanitario ha dotato le AOK (strutture pubbliche corrispondenti alle Unità Sanitarie Locali italiane) di strumenti per la diagnosi e la cura dei danni da stress da mobbing.

Attualmente in Germania i danni da mobbing rientrano nella casistica delle malattie professionali.

Dal 1992, ancora, Paesi come la Svezia, il mobbing è considerato alla stregua di una pratica criminale poiché socialmente dannosa.

Il Ministero del Lavoro svedese ha emesso varie ordinanze per la tutela dell’ambiente di lavoro (provvedimenti contro il rischio di violenza e minacce sul posto di lavoro e contro la vittimizzazione e la persecuzione dei lavoratori).

In Italia si inizia a parlare di mobbing solo negli anni ’90 grazie allo psicologo del lavoro Harald Ege, che nel 1996 ha fondato a Bologna “Prima”, la prima associazione italiana contro mobbing e stress da mobbing”.

Il termine mobbing indica «una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte di colleghi o superiori».

 La vittima di queste persecuzioni viene emarginata, calunniata, criticata, viene spostata da un ufficio all’altro e spesso le vengono affidati compiti dequalificanti”.

Lo scopo di tali comportamenti, così come ci spiega il documento, è sempre distruttivo e mira ad eliminare una persona divenuta in qualche modo “scomoda”, inducendola alle dimissioni volontarie o provocandone un motivato licenziamento.

Lo stress da mobbing ha delle caratteristiche molto particolari in quanto crea un forte stato confusionale che disorienta la percezione degli attori, particolarmente della vittima (viene esagerata l’importanza del lavoro, viene ridotta la motivazione ad agire, aumenta l’incertezza per l’imprevedibilità del futuro).

In caso di mobbing non bisogna sentirsi soli, è possibile infatti reagire rivolgendosi ai sindacati, comitato delle Pari Opportunità, Consigliera di parità.

 

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