Cibo ed emozioni: l’intervista
Quel legame tra cibo ed emozioni che sottende il nostro modo di mangiare, è un dato su cui porre la dovuta attenzione in un’ottica di prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare.
L’ISS rileva come i disturbi alimentari riguardino in crescendo (+30%) ragazze e ragazzi molto giovani, si parla di ragazzi alla soglia dei 14 anni con una diffusione in aumento nella popolazione maschile.
Un dato confermato dalla psichiatra Celeste Isella che opera nel Centro di Cura dei Disturbi Alimentari di Villa Miralago, alla quale abbiamo chiesto proprio di chiarire quel rapporto tra cibo ed emozioni e come questo possa influire sul nostro comportamento alimentare.
“Quando parliamo di cibo ed emozioni non parliamo di un’influenza diretta. Entrano in gioco molti fattori; sicuramente le emozioni hanno un’influenza su diversi aspetti della nostra vita quotidiana.
Le emozioni influiscono sul nostro quotidiano, sulle interazioni con gli altri e influiscono anche sul cibo.
Quando subentrano altri fattori, le emozioni possono diventare troppo intense e a volte anche poco riconoscibili e tollerabili, con un aumento del rischio di sfociare anche verso alterazioni del comportamento alimentare”.
Quest’atteggiamento patologico verso il cibo, questa disregolazione emotiva che non ci permette di distinguere gli stimoli del nostro corpo, quali ad esempio la sazietà e/o la fame, è ciò che possiamo sintetizzare con il termine “emotional eating”?
“Possiamo parlare di emotional eating, ma non possiamo non citare anche il Disturbo da alimentazione incontrollata – ci spiega la dott.ssa Celeste Isella di Villa Miralago– alla cui base si definisce un corto circuito tra cibo ed emozioni, in cui l’alimentarsi è una risposta univoca e che poi fa star male a sua volta”.
“I disturbi del comportamento alimentare sono tuttora ancora troppo poco conosciuti e riconosciuti e in particolare sul Disturbo da alimentazione incontrollata c’è molto da lavorare.
Spesso non viene riconosciuto in quanto tale, neppure dalle persone che ne soffrono, per cui subentrano poi problemi di sovrappeso e obesità, che vengono per lungo tempo trascurati.
È necessario, quindi, agire su fiducia e autostima?
“È importante non trascurare quei momenti di crisi, in cui si sta male e si mangia di più.
È importante non sottovalutare i segnali e rivolgersi a un medico.
La psicoterapia è senz’altro uno strumento fondamentale che però non deve procedere da sola.
Affiancare alla figura dello psicoterapeuta quella del nutrizionista, talvolta anche quella dell’internista e dello psichiatra, in un trattamento integrato, è un passo che permette di iniziare un percorso di comprensione e cura che deve essere personalizzato”.
Possiamo differenziare per genere l’insorgere del Disturbo dell’alimentazione incontrollata?
“In realtà parliamo di un disturbo presente in entrambi i sessi.
I dati odierni rilevano un aumento di disregolazioni del comportamento alimentare anche tra gli uomini, anche se la prevalenza generale riguarda le donne, con età di insorgenza purtroppo sempre più bassa” – conclude la psichiatra Isella.
Dati ISS rilevano un numero di pazienti in carico nei centri censiti pari a 9.000 utenti, il 58% di questi ha tra i 13 e i 25 anni.
Il disturbo del binge eating, il disturbo dell’alimentazione incontrollata riguarda il 12,4% di questi.
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