Società e Cultura

Cos’è la “direttiva ammazza stalle”: il dibattito

Ribattezzata da Coldiretti “direttiva ammazza stalle”, parliamo della norma votata a Bruxelles sulla riduzione delle emissioni industriali e che ha trovato il parere contrario dell’Italia e degli allevatori italiani.

Se da un lato il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin si schiera apertamente contro la proposta svedese, dall’altro troviamo un documento redatto dall’Associazione Greenpeace che spiega il tasso d’inquinamento a carico del comparto allevamento.

Nel dettaglio, la direttiva Ue in vigore si riferisce soltanto a realtà di allevamenti estesi suinicoli e avicoli, mentre il nuovo testo ((leggi qui nuova normativa), passato nonostante il parere contrario italiano, abbasserebbe il numero di capi bovini e suini a 350, 280 per il pollame.

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Il dispendio di energia e le emissioni nocive all’aria e all’ambiente sono soltanto alcuni aspetti legati alla questione di adottare nuovi parametri per l’allevamento.

direttiva ammazza stalle

La direttiva ammazza stalle, secondo quanto rilascia Coldiretti all’Ansa, va contrastata perché si tuteli il reddito degli allevatori e per sostenere la sovranità alimentare dell’Italia, senza dover ricorrere a prodotti esteri.

E se il documento Greenpeace “Il peso della carne” scrive come anche secondo Riccardo De Lauretis di ISPRA, «ridurre i capi può essere importante se associato a una produzione di qualità e a un calo dei consumi».

«Una maggiore attenzione agli aspetti collegati a salute e alimentazione – continua l’esperto di ISPRA, sposando la tesi del JRC – può comportare un vero e proprio cambiamento di sistema, che porti a produrre, ma anche a consumare meno».

direttiva ammazza stalle

 E un cambiamento di sistema l’Europa sta cercando di metterlo in campo.

Si tratta della Long term strategy, un piano strategico nel quale ciascuno degli Stati europei è tenuto a definire gli interventi che intende mettere in atto per ridurre le proprie emissioni di gas serra entro il 2050.

«Le strategie devono essere presentate entro il primo gennaio 2020», è scritto sul sito della Commissione europea. Dove si possono leggere le proposte di Germania, Francia, Belgio, Grecia, Olanda e Austria, solo per citarne alcune. Ma del documento italiano non c’è traccia- polemizza Greenpeace.

L’Associazione “Terra!” ci racconta, invece, come l’ampiezza del discorso sistema ambiente e sistema alimentare meriti la dovuta attenzione.

Il consumo di suolo, il consumo di acqua” ci racconta Maria Panariello di Terra! “Sono alcune caratteristiche negative che inevitabilmente questi tipi di allevamenti intensivi fanno ricadere sull’ambiente, e di cui bisognerebbe tenere conto”.

direttiva ammazza stalle

Rispetto all’intero dibattito ecologico, che include anche la sensibilizzazione dei consumatori al consumo di prodotti a Km0, nuove tecnologie per un sistema produttivo meno invalidante per l’ambiente, la lotta allo spreco alimentare ecc. …, questa posizione politica italiana risulta miope?

Sicuramente è una posizione in contro tendenza anche rispetto alla posizione europea di avviare la transizione ecologica. È una visione miope quando non tiene conto delle piccole realtà di allevatori e pensa soltanto alle grandi industrie della carne.

Micro aziende che allevano in maniera ecosostenibile, se ci riferiamo soltanto a complessi industriali, ecco che allora, che si sceglie di tornare indietro anche e in merito alle nuove politiche in merito e alla strada della transizione ecologica intrapresa dall’Europa.

L’intervento di Maria Panariello di Terra! Si concentra sull’importanza di un’inversione di rotta per la salute di ambiente e persone , un percorso che, così come si evince dal tipo di dibattito italiano sulla direttiva “ammazza stalle” si rende più lungo e faticoso.

Leggi anche: Agroecologia e sistemi di produzione

 

 

 

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