Società e Cultura

Forniture energetiche: le conseguenze della guerra

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le nuove sanzioni al Paese invasore inducono l’Europa a riconsiderare piani per le loro forniture energetiche.

Lo scorso 22 febbraio, già la Germania annullava l’approvazione di un gasdotto in Russia, e oggi considera l’importazione di gas naturale liquefatto da Qatar e Usa.

L’Italia, come Paesi Bassi e Regno Unito accelera l’impegno per l’installazione per l’energia eolica, mentre il Belgio considera di uscire dal nucleare.

Il mercato europeo è, dato il conflitto, sconvolto: i prezzi del petrolio e del gas raggiungono livelli alti, e tutti i Paesi coinvolti riconsiderano le politiche di forniture energetiche.

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Secondo quanto riporta Nature in un articolo di Jeff Tollefson: “Per l’Agenzia internazionale per l’energia, la Russia è il più grande esportatore mondiale di petrolio verso i mercati globali e il suo gas naturale alimenta l’economia europea”.

Per ora il piano di forniture energetiche rimane invariato e petrolio e gas russi continuano a rifornire le nazioni dell’Occidente.

Sicurezza e forniture energetiche, al centro dei piani politici europei e statunitensi; situazione che si propose già nel 2008 quando la Russia invase la Georgia e nel 2014

quando ha “invaso e poi annesso il territorio ucraino della Crimea”.

Le forniture energetiche russe sono a basso costo e il ripensamento dei piani energetici potrebbero comportare diverse criticità, così come scrive Nature: “da una crisi alimentare in crescita agli sforzi globali per ridurre le emissioni di gas serra .

Qui, la natura dà uno sguardo ad alcune delle scelte che il mondo deve affrontare, nonché alle potenziali ripercussioni che potrebbero manifestarsi nel corso di anni o addirittura decenni”.

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Recidere le forniture energetiche russe?

All’oggi Usa e Uk sono i primi Paesi a vietare il petrolio russo, ma nessuno dei due dipende fortemente da queste importazioni.

La Russia, d’altro canto, potrebbe reindirizzare altrove il suo petrolio.

L’embargo, allora, potrebbe rappresentare una soluzione?

Le prospettive che si aprono sulle forniture energetiche sono a lungo termine e se già a fine marzo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è impegnato a inviare più gas naturale liquefatto in Europa, i funzionari europei sono stati anche in trattative con Giappone e Corea del Sud per reindirizzare il gas naturale liquefatto.

Dal punto di vista sociale, assistiamo a un divario crescente tra classi più ricche e quelle meno abbienti.

Il settore automobilistico fa da indice di un consumo registrando una diminuzione nell’acquisto di automobili così come ipotizza uno spostamento dei consumi verso l’elettrico.

Si scrive nell’articolo su Nature:

“Rispetto ai precedenti shock petroliferi”, afferma DeCicco ingegnere presso l’Università del Michigan, “questo è un mondo diverso“.

“I leader globali hanno sottolineato la necessità della decarbonizzazione negli ultimi anni e le aziende ora sono più caute nell’affondare il proprio capitale in attività che potrebbero essere bloccate quando le politiche climatiche verranno rafforzate in futuro.”

 

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