Crescono e preoccupano i dati sull’obesità infantile in Italia.
E se la Sip (Società italiana di Pediatria) rilevava già nel 2022 un aumento preoccupante nella popolazione pediatrica di sovrappeso e obesità, oggi, Campania in testa con il 44% di casi di obesità infantile, in Italia si rilevano rischi per 1 bambino su 3.
Il medico pediatra Pasquale Villano, del reparto di Pediatria U.O.C. Pediatria – Ospedale Umberto I – Nocera Inferiore – ASL SA Dirigente Medico Gestione Reparto di Pediatria e Ambulatorio di Consulenza e Pronto Soccorso pediatrico, spiega in realtà, come i dati campani arrivino anche al 50% e spiega ragioni e interventi necessari di quella che possiamo definire una patologia.
Quali sono i fattori che determinano nei bambini il rischio di obesità? Culturali, familiari, psicologici?
“I fattori sono numerosi, sicuramente la crescita dei casi di obesità infantile si denota nel biennio pandemico. Bambini e adolescenti hanno risentito di questo cambiamento e la nuova realtà che si è loro prefigurata, ha influito sulla qualità dell’alimentazione e sul peso. Il cibo si presenta spesso come un rifugio, e lockdown e pandemia hanno indotto per noia e per ragioni individuali, a un’alimentazione sregolata.
Ciò detto, dal mio punto di vista, per quel che riguarda bambini, ma in questo caso forse in misura maggiore pre ed adolescenti, il boom dello street food sta influendo negativamente sulla qualità dell’alimentazione.
La Campania e Napoli sono realtà fautrici del cibo da strada e finger food, si tratta spesso di cibi fritti e carichi di grassi, e quindi, di cui si dovrebbe fare un uso moderato”.
Parliamo del tempo che i bambini trascorrono a scuola e degli snack dei distributori automatici. Si dovrebbe intervenire inserendo cibi salutari nelle “macchinette” a scuola, o è un problema marginale?
“Sicuramente non è un problema marginale. Se è giusto che ci siano questi distributori nelle scuole è pur giusto fornire ai bambini una scelta salutare di alimenti. Qui nel comune di Roccapiemonte nel salernitano, si è sperimentato nelle scuole proprio la distribuzione alle macchinette presenti nelle scuole, di frutta e cibi ipocalorici.
Perché è importante?
Lo dico spesso anche ai miei piccoli pazienti, se puoi accedere più facilmente a un cibo poco salutare tu lo mangerai.
È fondamentale offrire, proprio in un ambiente come quello scolastico, la possibilità di scegliere. Via libera a frutta e barrette ai cereali, succhi di frutta anziché bevande gassate. È fondamentale, ovviamente, il fattore familiare, laddove ci sarà più attenzione all’importanza di un’alimentazione salutare, allora, si avrà un ascendente importante sulle scelte alimentari dei piccoli.
In materia di prevenzione dell’obesità infantile, volevo chiederLe, cosa pensa dell’introduzione dell’educazione alimentare nelle scuole?
“Sono favorevole al cento per cento. Ho lavorato a progetti scolastici di educazione alimentare, è un modo per educare i bambini che si riflette inevitabilmente nell’ambito familiare. Penso che incontri e progetti anche con i genitori possono essere estremamente utili per tutti.
Parliamo dell’attività fisica. Realtà di welfare virtuosi, penso all’esempio della Danimarca, agiscono con campagne di sensibilizzazione e sgravi fiscali, alla promozione dello sport. In Italia è probabilmente qualcosa di ancora troppo marginale?
Lo Stato dovrebbe sicuramente essere parte attiva della promozione dello sport, anche a mio avviso, alleggerendo il carico dei costi per le famiglie meno abbienti.
Lo sport è non solo fondamentale in termini di salute, ma anche come occasione sociale di scambio e confronto, di pura socialità, favorendo la motivazione a dimagrire in chi soffre di sovrappeso.
Agire su più livelli in età pediatrica in materia di prevenzione all’obesità infantile significa formare generazioni più sane e forti.
I bambini sono il nostro futuro: trattiamoli bene”.