Per la Giornata Nazionale Parkinson 2020 Salute Buongiorno intervista il Professore Dott. Giovanni Cirillo, MD, Ph.D. Ricercatore, Medico Chirurgo, Specialista in Neurologia presso il dipartimento Salute Mentale e Fisica e Medicina Preventiva dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Come definiamo la malattia di Parkinson?
Prof. G. Cirillo: “La malattia di Parkinson (MP) è una patologia cronica e neurodegenerativa del sistema nervoso centrale (SNC), caratterizzata dalla progressiva compromissione delle cellule dopaminergiche della sostanza nera pars compacta, localizzate nel mesencefalo. Il processo neurodegenerativo, tuttavia, non è limitato alle cellule nigrali ma si estende progressivamente ad altre regioni del SNC (es. gangli della base, talamo e corteccia cerebrale) la cui compromissione è responsabile della insorgenza di altri sintomi e segni clinici tardivi. La MP, descritta per la prima volta dal dott. James Parkinson come paralisi agitante (Essay on the shaking palsy, 1817), appartiene alle patologie del sistema motorio extrapiramidale, caratterizzate dalla perdita della efficacia, efficienza e da tutti quegli aspetti emozionali di un atto motorio, propri dell’Essere Umano, in assenza di compromissione della forza muscolare”.
Quali sono i principali segni della malattia?
Prof. G. Cirillo: “La MP si caratterizza per la presenza di numerosi segni clinici, sia non motori che motori. I primi, in genere, precedono l’esordio dei sintomi motori anche di molti anni (fase infraclinica) ed includono: riduzione del senso dell’olfatto (iposmia), disturbi psichiatrici minori, spesso scarsamente responsivi alla terapia farmacologica (ansia, depressione ansiosa ecc), disturbi del sonno, in particolare in fase REM (incubi/sogni vividi, parasonnie, agitazione e movimenti notturni), disturbi vegetativi (stipsi).
La sindrome motoria, invece, è tipicamente caratterizzata dalla presenza di bradicinesia (lentezza nella esecuzione dei movimenti volontari), rigidità muscolare (aumento del tono muscolare, responsabile del segno clinico della troclea o ruota dentata), ed infine tremore a riposo. Quest’ultimo è certamente il segno clinico più tipico della MP, compare in condizioni di assoluto riposo (mai durante un movimento) e viene definito anche “tremore a contar moneta” proprio perché interessa inizialmente i muscoli distali della mano. La sindrome motoria è asimmetrica all’esordio (interessa solo un lato del corpo), può mancare del tremore a riposo (sindrome parkinsoniana rigido-bradicinetica) o essere quasi esclusivamente rappresentata dalla presenza di tremore a riposo (sindrome parkinsoniana variante tremorigena).
La disfunzione del sistema dopaminergico del SNC determina progressivamente una più estesa compromissione di altre regioni e networks cerebrali che è responsabile ad esempio della compromissione delle funzioni cognitive in fase tardiva (demenza sottocorticale)”.
In che direzione si muove la ricerca?
Prof. G. Cirillo: “Come per altre malattie neurodegenerative, i meccanismi responsabili della MP ed in particolare della morte dei neuroni dopaminergici sono ancora sconosciuti. Allo stato, le evidenze scientifiche depongono per una iniziale disfunzione neuronale legata ad un processo neuroinfiammatorio che progressivamente innesca una cascata di eventi il cui epilogo è rappresentato dalla morte neuronale. A tal proposito, infatti, va precisato che il processo neurodegenerativo inizia molti anni prima dell’esordio dei sintomi motori, in una fase (quella non motoria) in cui l’assoluta aspecificità dei sintomi rende impossibile una diagnosi precisa ed un trattamento precoce. Pertanto, in assenza di farmaci specifici per l’eziologia della malattia, il trattamento della MP consiste nell’utilizzo di farmaci che agiscono sui sintomi di malattia (bradicinesia, rigidità e tremore). Con questa premessa, il primo obiettivo della ricerca è rivolto alla comprensione precisa e definita dei meccanismi di malattia, in modo da individuare nuovi target molecolari per lo sviluppo di nuove terapie mirate. Di non minore importanza è lo sviluppo di tecniche diagnostiche sensibili e specifiche per una diagnosi precoce di malattia e l’ottimizzazione delle terapie farmacologiche già esistenti in modo da migliorare la compliance e la qualità di vita dei pazienti”.
La riabilitazione motoria intesa come trattamento terapeutico per il recupero della motricità, quante strategie implica?
Prof. G. Cirillo: “La fisiochinesiterapia (FKT) e la riabilitazione motoria si affiancano alla terapia farmacologica sin dalla diagnosi, con lo scopo di contrastare alcuni sintomi della MP. La riabilitazione infatti ha lo scopo di ridisegnare l’atto motorio e le sequenze di movimento a livello cerebrale. Questo si ottiene mediate un allenamento costante e sistematico che consiste nella ripetizione di diversi esercizi finalizzati e molto semplici (facilmente eseguibili autonomamente anche a domicilio) con i quali si cerca di contrastare la bradicinesia e la scarsa fluidità del movimento. Tra gli esercizi sono inclusi quelli di coordinazione, allungamento e mobilizzazione attiva degli arti e del tronco, da praticare sia in posizione seduta che sdraiata. La terapia fisica, inoltre, è anche efficace nel contrastare le alterazioni posturali (distonie assiali e sindrome di Pisa), della deambulazione (freezing della marcia) e dell’equilibrio, che si ripercuotono sulla stabilità della colonna vertebrale e delle singole articolazioni. E’ stato dimostrato che l’esercizio fisico regolare determina un miglioramento significativo di tutte queste condizioni secondarie e del dolore a carico dei vari segmenti ossei”.