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Perché ascoltiamo la musica

Perché ascoltiamo la musica rappresenta una questione che riguarda, oltre che una curiosità personale, anche la letteratura scientifica contemporanea.

Gli studiosi si chiedono perché ascoltiamo la musica e indagano sui diversi approcci teorici riscontrando un mancato accordo sulle funzioni musicali.

Lo studio sul perché ascoltiamo la musica, pubblicato dalla rivista “Frontiers in Psychology” presenta un’indagine empirica di centinaia di funzioni.

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Queste funzioni sono state distinte in 129 funzioni che sono state poi valutate da 834 intervistati.

L’analisi delle componenti principali dell’indagine sul perché ascoltiamo la musica ha suggerito tre distinte dimensioni sottostanti: le persone ascoltano la musica per regolare l’eccitazione e l’umore, per raggiungere la consapevolezza di sé oppure come espressione di relazione sociale.

La prima e la seconda dimensione sono state giudicate molto più importanti della terza, un risultato che contrasta con l’idea che la musica si sia evoluta principalmente come mezzo per la coesione sociale e la comunicazione. 

Perché ascoltiamo la musica?

L’ascolto della musica è uno dei comportamenti umani più enigmatici.

I comportamenti più comuni hanno un’utilità riconoscibile che può essere plausibilmente ricondotta ai motivi pratici della sopravvivenza e della procreazione. 

L’ascolto della musica è una delle attività ricreative più popolari. 

La musica è un compagno onnipresente nella vita quotidiana delle persone.

L’origine della musica è avvolta nella preistoria. 

Ci sono poche prove fisiche, come incisioni su pietra o impronte fossili, che potrebbero fornire indizi sul passato della musica.

Un approccio promettente alla questione sul perché ascoltiamo la musica e sulle origini della musica si concentra sul modo in cui la musica viene utilizzata, ovvero le sue varie funzioni. 

In effetti, molti studiosi hanno cercato di enumerare varie funzioni.

Il presupposto della risposta al perché ascoltiamo la musica, è che la funzione o le funzioni che si presume abbia svolto la musica in passato sarebbero state riprese in almeno una delle funzioni che la musica svolge oggi. 

Alcuni studi sono stati motivati ​​da domande relative allo sviluppo.

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Molti ancora legati all’identità sociale.

Altri erano motivati ​​dalla psicologia cognitiva, dall’estetica, dalla psicologia culturale o dalla psicologia della personalità. 

I fattori distintivi dell’ascolto della musica e sui suoi perché sono numerosi e variano dalla coesione sociale, accrescendo così l’azione di gruppo, così come la comunicazione sociale ed emotiva.

Allo stesso modo, la musica può fornire un mezzo per ridurre lo stress sociale e temperare l’aggressività negli altri.

Gli studi neurofisiologici sui brividi indotti dalla musica possono essere interpretati come congruenti con questa congettura.

 Ad esempio, i brividi indotti dalla musica producono una ridotta attività nelle strutture cerebrali associate all’ansia.

Idee correlate sottolineano il ruolo che la musica gioca nei sentimenti di trascendenza.

Scrivono i ricercatori: ad esempio, nel 1996 Frith ha notato che: “Tutti noi sentiamo la musica che ci piace come qualcosa di speciale, come qualcosa che sfida il mondano, ci porta “fuori da noi stessi”, ci mette da qualche altra parte”. 

Pertanto, la musica può fornire una via di fuga.

Merriam (1964) nel suo libro, L’antropologia della musica ha proposto 10 funzioni sociali che la musica può svolgere (es. espressione emotiva, comunicazione e rappresentazione simbolica).

Un’altra linea di ricerca è “l’estetica sperimentale” i cui proponenti indagano l’esperienza soggettiva della bellezza (sia artificiale che naturale) e la conseguente esperienza del piacere.

 

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