Alimentazione

Dieta Planeterranea: la mediterranea globale

La dieta Planeterranea, presentata dalla napoletana Università degli Studi Federico II, è un regime alimentare che si basa sui principi della dieta mediterranea, a Km0 e conducibile in qualsiasi parte del mondo.

La ricerca della Cattedra UNESCO di Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile dell’Università Federico II di Napoli, dimostra come la dieta Planeterranea possa ridurre in modo sostanziale, il pericolo di diabete (30%) infarto e ictus (50%).

L’alimentazione della dieta  Planeterranea parte da un’idea di dieta mediterranea espansa a livello globale poiché ingloba cibi differenti coltivati in Sud – Est asiatico o America Latina, tiene conto, in altre parole, delle risorse alimentari del posto, e sarà declinata in diverse e nuove piramidi alimentari locali, pur attenendosi  ovunque alle regole della dieta mediterranea, ovvero essere principalmente a base vegetale, con un apporto adeguato di grassi mono e polinsaturi e un consumo moderato di pesce, latticini e carne.

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dieta Planeterranea

La ricerca sulla dieta Planeterranea è stata pubblicata dalla NIH, National Library of Medicine e dalla rivista Nature.

Partire dai presupposti nutritivi della dieta mediterranea, la dieta mediterranea nel 2010

ha ricevuto il riconoscimento dell’UNESCO come “Patrimonio immateriale dell’umanità”, poiché questo modello alimentare è radicato nella conservazione della tradizione, della terra e della biodiversità.

Lo sforzo comune dei ricercatori consiste nel promuovere e sviluppare modelli dietetici aderenti a tradizione e cibi locali.

Scrivono i ricercatori: “In realtà, la stragrande maggioranza delle persone che vivono nelle aree urbane presenta una dieta di scarsa qualità e varietà, con la maggior parte dell’apporto energetico proveniente da cibi ad alto indice glicemico (es. riso bianco e patate), cibi ultra-lavorati ricchi di zuccheri e grassi (cioè cibi pronti, bevande zuccherate, pasticcini, patatine, caramelle, ecc.)”.

Un tipo di alimentazione errata e non funzionale a criteri di prevenzione, ma che si fa strada anche nei paesi mediterranei.

dieta Planeterranea

Sono note per i loro effetti sfavorevoli sull’omeostasi della glicemia e sul profilo lipidico, diventando una delle principali cause dell’epidemia mondiale di obesità (che coinvolge purtroppo anche i bambini), di malattie metaboliche e cardiovascolari.”

Il concetto base della dieta Planeterranea è l’identificazione, in ogni parte del mondo, di frutti, ortaggi, legumi, cereali integrali e fonti di grassi insaturi locali, che presentano contenuti nutrizionali e caratteristiche simili a quelle fornite dagli alimenti tipici della dieta mediterranea, suscettibili di avere anche benefici per la salute simili per le popolazioni che vivono lontano dall’area mediterranea.

dieta Planeterranea

Avocado, papaia e banane verdi latino-americani, ad esempio, rappresentano buone fonti di acidi grassi monoinsaturi, micronutrienti e polifenoli.

Si ritiene che altri cereali dell’Africa centrale, cioè tapioca/manioca e teff, favoriscano la produzione di acidi grassi a catena corta, come avviene per i cereali integrali tipici della dieta mediterranea e, quindi, compatibili con i principi della dieta Planeterranea.

Inoltre, la Quinoa è ricca di proteine ​​e fornisce aminoacidi essenziali, con contenuto di grassi limitato (costituiti principalmente da acidi oleico e linoleico).

Ancora, le macroalghe marine (vale a dire, alghe e wakame) e la spirulina (ricca di omega-3, omega-6) sono ampiamente consumate nei paesi orientali, rappresentando una delle principali fonti di polisaccaridi complessi, minerali, proteine ​​e vitamine, dimostrando antitumorali, proprietà antivirali, antiossidanti, antidiabetiche e antinfiammatorie.

 La noce di macadamia australiana, la prugna di Davidson, la bacca di pepe, il finger lime e il bush tomato, ricchi di flavonoidi, vitamine e minerali, presentano attività antiossidante e antinfiammatoria e sono già utilizzati come alimenti funzionali e nutraceutici.

 

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