Società e Cultura

Sovranità alimentare

Il termine sovranità alimentare indica, così come ribattezzato da Giorgia Meloni, il Ministero dell’Agricoltura.

Battaglia internazionale dei contadini, la sovranità alimentare nasce dal movimento Via Campesina, che nel 1996 che usò questo termine in occasione del Vertice mondiale sull’alimentazione.

La sovranità alimentare si connota come un pensiero, quindi, internazionalista che afferma non solo il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi ma, soprattutto, il diritto di scelta del proprio sistema alimentare, l’accessibilità a prodotti sostenibili e rimarca fortemente il diritto di gestione delle terre, delle acque e dei semi, arginando fortemente il ruolo di terzi nella produzione alimentare che dovrebbe essere gestita direttamente dai produttori agricoli, veri protagonisti della filiera.

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Rispetto della biodiversità e processo agroalimentare responsabile: sono i capisaldi del concetto di sovranità alimentare, solidarietà e costruzione dal basso di un’economia basata essenzialmente sulla concorrenza.

Il neonato Ministero è reduce di politiche e scelte politiche di Fratelli d’Italia che, al momento, sembrano aderire in maniera incongruente ai principi originari della sovranità alimentare.

Il voto alla Pac che risale a circa un anno fa, Pac – politica agricola comune nella Ue – ribadisce la centralità del ruolo delle multinazionali e dell’agro-business perché sfavorisce proprio concetti quali biodiversità e la gestione dal basso dei terreni.

I concetti portanti della sovranità alimentare si sintetizzano in poche priorità: diminuzione delle sostanze chimiche di sintesi come pesticidi e fertilizzanti e nuovi sostegni alla produzione agricola biologica.

Un modello agricolo che non ha mai trovato il favore politico del partito della Meloni, tanto da non votare l’introduzione in Costituzione della tutela dell’ambiente e della biodiversità.

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E se il neo ministro alla sovranità alimentare Francesco Lollobrigida dichiara che si tratta di una scelta in linea con il concetto protezionista di tutela col made in Italy, è pur vero che la concezione originaria del termine non mira a porre condizioni di favore ai particolarismi nazionali ma si estendeva ai problemi globali dei contadini e a un sistema produttivo intensivo volto allo sfruttamento e non alla gestione virtuosa delle risorse.

Un cambiamento di rotta, oppure, un linguaggio inappropriato?

Staremo a vedere.

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