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Coronavirus: app per autodiagnosi e spostamenti

Le tecnologie sono in grado di fornire soluzioni efficaci in materia di prevenzione, diagnostica e monitoraggio degli spostamenti in contrasto con la diffusione del Nuovo Coronavirus.

La Spagna, per la zona di Madrid, ha adottato soluzioni hi-tech per effettuare l’autodiagnosi di Covid-19 con una app installata sugli smartphone di 300mila persone.

Parliamo di app di tracciamento come accade negli Usa con Healthweather dove le persone forniscono i loro dati che vengono poi resi anonimi, affinché sia tracciabile una mappa dei picchi di febbri anomale.

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Le app potrebbero incidere in maniera positiva ma non rappresentano la soluzione al problema del contagio di massa, ma il Governo è pronto a discutere della questione e già in data 23 marzo il Ministero dell’Innovazione, con i Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Università e Ricerca, ha lanciato Innova per l’Italia, un’ iniziativa, come rende noto sulla pagina ufficiale del MID, e una sollecitazione per aziende e Università a fornire un contributo nel settore dei dispositivi per la prevenzione e della diagnostica.

La linea adottata dal Ministero della Salute è quella di eseguire i tamponi soltanto in presenza di specifici sintomi, in questo senso, dunque, un’app potrebbe sostenere i cittadini in un percorso semplificato di autodiagnosi in vista anche del modello spagnolo.

E i tempi?

“Un’app di autodiagnosi ha una tempistica di procedura di realizzazione agile” – ci spiega Raffaele Zuccaro ingegnere informatico – il problema riguarda piuttosto le app degli spostamenti per raccolta dei dati in primo luogo”.

Insomma per dire che conosciamo il nostro diritto alla libertà, certo, ma conosciamo appieno i rischi che questa enorme base Dati può comportare?

“L’esempio della Corea del Sud- continua l’ingegnere Zuccaro – è un esempio di tracciamento Gps anonimizzato: non sapevi chi si spostasse ma sapevi che si stesse spostando.

In questo tipo di visione è stata tracciata una mappa del contagio così da poter preparare gli ospedali ai ricoveri. Diversamente dalla scelta cinese di far pervenire dati personali, fatto che ha creato casi di emarginazione sociale”

Il tema è spinoso poiché se da un lato appare chiara la necessità di un monitoraggio dell’epidemia in corso dall’altro pone il problema dei dati sensibili e della privacy delle persone.

Le piattaforme e le app prese in esame passeranno al vaglio del Garante della privacy che avvisa di “allentare le maglie” in questa situazione di emergenza. Cioè?

“In situazioni di “normalità” i dati devono essere dichiarati specificando ad esempio i tempi di utilizzo, si sta attuando uno snellimento burocratico” conclude Zuccaro.

“Certo i nostri dati potrebbero stare al sicuro – annota Vittorio D’Amato sviluppatore informatico- le regole continueranno a essere in vigore e non dobbiamo temere il peggio- rassicura D’Amato.

“Bisognerebbe rendere le app estremamente semplici per non escludere la fascia dei più anziani spesso a digiuno delle nuove tecnologie” polemizza D’Amato.

Le app utilizzate in Corea furono testate per l’epidemia Mers, si tratta di un’attività di tracciamento dei contatti “contact tracing” in grado di misurare in maniera capillare il territorio.

In Italia l’app non esiste ancora, nessuno l’ha mai usata.

L’obiettivo è semplificare la gestione della pandemia in Italia, una corsa contro il tempo.

 

 

 

 

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