Sul finire di aprile il WWF ha pubblicato un appello (https://www.wwf.it/news/notizie/?53500/Nello-smaltimento-di-mascherine-e-guanti-serve-responsabilita) per l’assunzione di responsabilità da parte di cittadini e istituzioni perché mascherine e guanti, dispositivi necessari per la protezione individuale dal Coronavirus, non siano gettati in mare e per strada.
Un vero e proprio allarme ambientale.
L’emergenza sanitaria, infatti, ha provocato un significativo aumento della produzione e del consumo delle maschere chirurgiche in tutto il mondo, ponendo l’annoso problema del loro smaltimento.
Così come spiega anche il ministero della Salute italiano nel prontuario diffuso a inizio aprile:
“Le mascherine non sono un prodotto riciclabile. Non per il momento almeno. ”
Sarà necessario ricorrere a una raccolta apposita anche a causa della loro carica virale che imporrebbe uno smaltimento speciale, come per i rifiuti ospedalieri, mentre per adesso il Ministero suggerisce di depositarle nell’indifferenziata chiudendoli tra rifiuti in due o tre sacchetti, uno dentro l’altro.
Numeri ingenti di dispositivi di protezione come mascherine e guanti sono in mare, aumentando il rischio di diventare letali per la, già fragile, fauna marina.
Il Politecnico di Torino prevede per la Fase 2, e quindi con il riavvio delle attività produttive e sociali, un numero di 1 miliardo di mascherine e mezzo miliardo di guanti al mese.
“Si tratta di quantitativi molto elevati, che impongono un’assunzione di responsabilità da parte di chi utilizzerà questi dispositivi di protezione: bisogna che ognuno di noi faccia uno sforzo per far sì che si proceda con uno smaltimento corretto e con il minor impatto possibile sulla natura”.
Scrive ancora il WWF:
“Se anche solo l’1% delle mascherine venisse smaltito non correttamente, e magari disperso in natura, questo si tradurrebbe in ben 5 milioni di guanti e 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente. Sarebbero decine di migliaia di kg di plastica dispersi in natura ogni mese: uno scenario pericoloso che va disinnescato”.
La richiesta di mascherine in Italia si aggira sui 130 milioni al mese, e parliamo di dispositivi in poliestere o polipropilene e, quindi, estremamente inquinanti.
L’appello della presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi, recita:
«È necessario evitare che questi dispositivi, una volta diventati rifiuti, abbiano un impatto devastante sui nostri ambienti naturali e sui nostri mari. Proprio per difendere il Mediterraneo, che ogni anno già deve fare i conti con 570 mila tonnellate di plastica che finiscono nelle sue acque.
Come se 33.800 bottigliette di plastica venissero gettate in mare ogni minuto!
Chiediamo alle istituzioni di predisporre opportuni raccoglitori per mascherine e guanti nei pressi dei porti, dove i lavoratori saranno costretti ad usare queste protezioni per operare in sicurezza, in parchi e musei, fuori dai supermercati”
Emiliana Chiarolanza