Melanzana per drenare e depurare
La melanzana (Solanum melongena L.) è una pianta della famiglia delle Solanacee.
Le sue origini sono indiane, la pianta della melanzana, infatti, fu importata dagli arabi nel Mediterraneo intorno al VII secolo dove, grazie al clima, la melanzana non cresce a una temperatura inferiore ai 12°C, è diventata un elemento caratteristico della sua cucina.
Le ricette che la vedono protagonista sono varie e appartengono a tradizioni culinarie di differenti nazioni, dall’antipasto melitzanosalata greco al baba ganush mediorientale, dalla caponata siciliana alla moussaka greca o ancora il turco imam baildì.
In Italia la melanzana è tra le piante più coltivate e consumate, ne esistono numerose varietà: Violetta lunga palermitana, allungata e viola scuro, la Violetta lunga delle cascine, dal colore violetto, la Melanzana di Murcia, con frutto violetto e rotondo, la Tonda comune di Firenze, con frutto violetto pallido, pochi semi e polpa tenera.
Meno nota la melanzana bianca, mentre la melanzana rossa (di Rotonda, Puglia, DOP) più piccola, con una forma e un colore simili a quelli del pomodoro e un sapore piccante/fruttato, appartiene alla specie Solanum aethiopicum, che cresce solo in climi caldi e asciutti.
Ideale per la dieta dimagrante e per una sana alimentazione, la melanzana è ricca di acqua, povera di calorie e ricca di fibre.
Contiene minerali, tra cui fondamentale il potassio, polifenoli antocianidinici e le antocianidine.
Ricca, inoltre, di altri antiossidanti, tra cui spicca l’acido clorogenico, caratteristiche funzionali a un buon drenaggio del corpo e un’adeguata depurazione dalle tossine.
Nel dettaglio il potassio, riesce a prevenire la pressione alta, crampi muscolari e gonfiori, mentre l’acido clorogenico ha un forte effetto diuretico e antibatterico.
Melanzane in tavola, quindi, in quanto ipocaloriche, e quindi, tra gli alimenti utili per chi vuole perdere peso, diuretiche e depurative, esse contengono specifiche sostanze amare, come le foglie dei carciofi, che migliorano la funzionalità epatica stimolando la produzione di bile e abbassano il colesterolo “cattivo”.