Latte in polvere: informazioni e criticità
Il latte in polvere non è un prodotto sterile.
A spiegarne il processo di produzione è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Oms, che ci informa su come il latte liquido sia portato a temperature molto elevate, oltre i 100 gradi, perché si disidrati.
Le alte temperature distruggono tutti i microrganismi ma, quando si arriva al processo di essiccamento e il latte è ridotto in polvere, allora, risulta contaminabile da ambiente e persone.
Altra questione che riguarda il prodotto del latte in polvere riguarda le indicazioni nutrizionali, almeno quanto dichiara il British Medical Journal che critica le normative vigenti perché non in grado di garantire un’informazione chiara ed efficace sul prodotto.
Ancora l’Oms raccomanda una regolamentazione del marketing perché le informazioni per gli operatori sanitari devono essere fattuali.
Il caso del latte in polvere è stato sollevato dalla presenza della salmonella nel latte prodotto dall’azienda francese Lactalis con il conseguente ritiro delle confezioni dal mercato.
Sulla salmonella è importante sapere che si tratta di un batterio resistente anche non proliferando.
Il batterio, infatti, si riproduce a una temperatura che varia dai 35 ai 45 C°, portare il latte a una temperatura di 50 gradi, allora, diventa rischioso in quanto il batterio resiste fino ai 70 gradi.
Bisognerebbe, allora, portare il latte a questa temperatura per circa quindici minuti.
Se il batterio è presente nella polvere rimane, però, il pericolo.
La salmonella, a differenza che negli adulti per i quali non risulta estremamente dannosa, è invece pericolosa per i neonati, più vulnerabili all’infezione e alla disidratazione.
Ricercatori inglesi, comunque, informano sulla necessità di favorire l’allattamento naturale al seno.
L’allattamento al seno, infatti, previene malattie a breve e lungo termine ed è una garanzia per la salute del bambino e della madre, così come scrive l’opuscolo del Ministero della Salute, aiuterebbe nella perdita del peso accumulato dalla donna in gravidanza e ridurrebbe il rischio di malattie cardiocircolatorie.
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