Società e Cultura

Souvenir: gli oggetti emotivi che animano le case

Perché compriamo i souvenir?

I souvenir, nella maggioranza dei casi, sono oggetti che non corrispondono a una pratica utilità ma rimangono veri e propri ricordi di un tempo trascorso.

Un’indagine ad opera di Michael Haldrup  e pubblicata su Science Direct, riflette su come i souvenir non siano percepiti per la loro mera utilità ma per la loro significatività.

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Ciò, così come scrive l’autore, li rende oggetti “magici” che animano le nostre case.

Definiti, infatti, come oggetti ambivalenti, in quanto allo stesso tempo epitome del kitsch turistico e di oggetti personali per i quali il proprietario nutre un affetto significativo.

Piuttosto che pre-inquadrare questi oggetti come significanti turistici o come oggetti di memoria personale, la ricerca riflette sui ruoli che assumono come conviventi materiali e incarnati nello spazio domestico, vivendo e comunicando.

Traendo ispirazione dall’auto-etnografica, ovvero, quel modo autoreferenziale di tracciare percorsi etnografici, che si riferisce cioè a culture e popoli, lo studio volge lo sguardo ai souvenir come oggetti dalle capacità magiche di trasmettere ai suoi conviventi affetti e ricordi, apprezzamento ed emozioni.

Considerando i molti volti del souvenir – come oggetto di utilità, mediatore, feticcio, sintonizzatore e opera d’arte”, così come si scrive nel documento, l’articolo suggerisce un’apertura per un pensiero più fantasioso e un’esplorazione di come viviamo con gli oggetti nella vita di tutti i giorni.

L’acquisto di souvenir emerge come un’importante area di ricerca negli studi sul turismo, che indaga sull’attaccamento dei turisti ai souvenir in base alla religione, al tipo e al luogo di acquisto, dati che ne accrescono la soggettiva significatività.

 

 

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