Editoriale

Identità sessuale e omofobia

Era il 1990 quando l’Oms escluse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, definendola come un naturale comportamento umano.

L’identità sessuale non dovrebbe essere una questione sociale.

Ciononostante ricerche scientifiche e riviste scientifiche riportano un numero di studi circa i problemi legati all’ identità sessuale che ci parlano di minoranze in difficoltà.

La ricerca “Stress, angoscia e tentativi di suicidio delle minoranze in tre coorti di adulti appartenenti a minoranze sessuali: un campione probabilistico statunitense” pubblicato dalla rivista Plos One  il 3 marzo 2021 ne è un esempio.

Stando ai dati pubblicati dalla rivista il 42% delle persone appartenenti a minoranze sessuali vive in Stati definiti perché negli Usa sono 29 gli stati che non proibiscono la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.

Ancora studi recenti hanno mostrato che negli anni precedenti l’uguaglianza federale del matrimonio (2015), le iniziative elettorali statali per il matrimonio erano collegate alla salute e al benessere degli adulti appartenenti a minoranze sessuali e il bullismo omofobico per gli studenti in età scolare.

Indipendentemente dal clima politico, per molti giovani appartenenti a minoranze sessuali, l’accettazione a casa, a scuola e nelle comunità religiose è ancora irraggiungibile.

Inoltre, gli studi hanno dimostrato che anche dopo l’approvazione del matrimonio alla pari, i fattori di stress minoritari persistono ancora per le coppie dello stesso sesso, in particolare nel dominio familiare.

Stress di tipo sociale, dunque, ovvero lo stress delle minoranze basato su teorie sociali e psicologiche su stigma e pregiudizio, causa la personale identità sessuale.

L’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali  ha indagato, attraverso un sondaggio, sui comportamenti sociali delle coppie omosessuali.

Per la maggioranza di queste prevale un atteggiamento pudico e la difficoltà nel mostrare in pubblico la loro identità omosessuale e l’amore verso il partner.

Il 63% degli intervistati, infatti, dichiara di evitare atteggiamenti affettuosi in pubblico, come ad esempio, il tenersi per mano.

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Cosa sottende questo atteggiamento?

Ne parliamo con la psicologa e psicoterapeuta Dott.ssa Fabiana Fratello.

Dottoressa Fratello, perché, secondo la psicologia contemporanea, si tenderebbe a nascondere la propria identità sessuale?

Rispetto all’identità sessuale e alla vergogna o un’estrema pudicizia possiamo individuare due fattori principali.

Da un lato, infatti, possiamo parlare di omofobia interiorizzata.

La persona interiorizza un giudizio negativo sull’omosessualità dalla società ma soprattutto dalla società familiare, dai genitori, tanto da nascondere la propria identità sessuale.

 Assorbe un pregiudizio giudicandosi.

Il giudizio su noi stessi avviene nel nostro confronto/rapporto con gli altri, e quindi, se un genitore nutre un pregiudizio nei confronti degli omosessuali, allora, acquisirà questo giudizio negativo con conseguenze psichiche e eventi di ansia, disagio e vergogna più o meno gravi.

Un altro fattore potrebbe essere individuato nella paura dell’omofobia degli altri e di essere vittima di violenza.

Perché un eterosessuale dovrebbe aver paura di una coppia gay?

Sicuramente il fattore culturale incide molto, l’impronta religiosa e quanto la società accetti o metta in conto la possibilità dell’essere gay.

Chiaramente molti autori fanno riferimento alla xenofobia e alla paura del diverso.

Nello specifico per l’omofobia, incide molto il fattore culturale di discriminazione di minoranze e del diverso che ha come base comune una rigidità mentale, vero per ogni tipo di pregiudizio e quindi anche per gli omofobici.

 

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