Editoriale

Modelli di efficienza e burn-out

Sistemi ibridi di lavoro e l’acuirsi del modello smart hanno dilatato il tempo d’impegno generando un crescendo di burn-out lavorativo.

E se da un lato precarietà e disoccupazione provocano fragilità psicologica che ci rende timorosi di perdere il nostro lavoro, d’altro canto i lavoratori sovraccaricati di stress vivono dissidi esistenziali di rilevanza.

Un articolo apparso su Atlantic paragonava la disoccupazione al lutto: “Alcune prove suggeriscono che la disoccupazione a lungo termine è ancora più straziante della perdita di una persona cara, poiché l’assenza di una distrazione coinvolgente rimuove proprio ciò che tende a fornire conforto alle persone in lutto in primo luogo”.

E una cultura che incanala i suoi sogni di autorealizzazione in lavori stipendiati si sta preparando per l’ansia collettiva, la delusione di massa e l’ inevitabile burnout lavorativo.

burn out lavorativo

La forza lavoro a caccia di nuovi modelli di efficienza sotto il ricatto di una dolorosa disoccupazione si evolve per soddisfare i bisogni di consumatori e datori di lavoro, perdendo ciò che motiva: realizzazione, piacere del lavoro, andando incontro a ciò che possiamo chiamare una falsificazione di sé stessi.

La dilatazione delle ore di lavoro non rendono la working class più produttiva o creativa ma al contrario generano persone stanche e stressate, prede del burn-out lavorativo.

Una sorta di distopia di un sistema economico che punta al lavoro non salariato con l’utopia splendente di uno scopo: una ricompensa.

burn out lavorativo

La conseguenza psicologica più evidente dopo la crisi del 2008 che ma messo in ginocchio un’intera generazione di lavoratori è senz’altro il burn-out lavorativo ma una nuova performance dello stress riguarda il dibattito sul lavoro: il fenomeno del job creep o work creep, il lavoro protratto, animato dalla speranza di una promozione.

Insieme al burn-out lavorativo il work creep incarna pienamente il disagio dei lavoratori che, sotto forma di volontariato, accettano compiti extra e straordinario in attesa di una ricompensa futura.

Ecco allora che i confini tra smart working e tempo personale si assottigliano generando burn-out lavorativo e un diffuso malessere cui non si riesce a rimediare sotto il giro di vite sull’occupazione.

Lavorare in modo sano significa garantire una mente rilassata perché non si perda in termini di motivazione e modelli nuovi di efficienza.

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