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Gioco d’azzardo: dipendenza

Il gioco d’azzardo viene classificato dal sociologo Roger Caillois come gioco d’Alea nel suo noto saggio “I giochi e gli uomini”.

Il concetto di Alea include quello di Caso e raggruppa, secondo l’ordinamento che effettua il sociologo, alcuni giochi che non presuppongono alcuna preparazione atletica o alcuna abilità specifica.

Tra questi viene citato anche il gioco d’azzardo, inteso proprio come un affidarsi al Caso e alle sue eventualità.

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In questa che possiamo chiamare una sfida con il Caso, però, molte persone instaurano col gioco, una dimensione del sociale, una relazione patologica di dipendenza.

La dipendenza dal gioco d’azzardo è stata catalogata dall’APA, American Psychiatric Association, proprio come disturbo nel 1980.

Ancora nel 1994 la dipendenza dal gioco d’azzardo, il gioco d’azzardo patologico, è stato classificato nel DSM-IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) come “disturbo del controllo degli impulsi”.

Nel 2013 l’APA ha elaborato una nuova definizione più aggiornata e scientificamente corretta ovvero: “Disturbo da Gioco d’Azzardo” (APA – DSM V 2013).

L’ICD-10 (International Classification Disease) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha inserito tra i “disturbi delle abitudini e degli impulsi”.
Senz’altro un comportamento problematico che caratterizza l’esperienza sociale
del gioco.

La ricerca epidemiologica pubblicata dal ministero della Salute, svolta tra il 2016 e il 2019 eseguita nell’ambito dell’Accordo Scientifico tra ADM e ISS ha consentito di focalizzare l’attenzione sul fenomeno del gioco d’azzardo considerando i molteplici fattori che possono concorrere all’instaurarsi di tale comportamento problematico.

Tra i focus rilevati si riscontra un aumento della dipendenza dal gioco d’azzardo nei minori tra i 14 e i 17 anni e sulle fasce d’età più adulte, gli over 65enni.

gioco d'azzardo

Lo studio epidemiologico trasversale di tipo osservazionale nella popolazione adulta ha coinvolto complessivamente un campione rappresentativo della popolazione italiana di 12.056 adulti (18+), con una stima del tasso di adesione del 51,2%.

Di questi, 12.007 sono risultati validi per le analisi (47,6% maschi e 52,4% femmine).

Lo studio epidemiologico trasversale di tipo osservazionale nella popolazione scolastica italiana minorenne ha coinvolto complessivamente 15.833 studenti in età dai 14 ai 17 anni, provenienti da 201 scuole (187 pubbliche e 14 private paritarie) e per i quali la normativa vigente vieta in assoluto la pratica del gioco d’azzardo, con una stima del tasso di adesione del 76,1%.

Di questi, 15.602 sono risultati validi per le analisi (49,1% maschi e 50,9% femmine).

gioco d'azzardo

Nel dettaglio i minorenni, il 70,8% ha dichiarato di non aver mai giocato, mentre il 29,2% (si stimano 670.144 soggetti) dichiara di aver praticato gioco d’azzardo almeno una volta nei 12 mesi antecedenti l’intervista.

Giocano prevalentemente i 17enni (35%), a seguire i 16enni (30,5%), i 15enni (27,6%) e i 14enni (24,4%).

I giocatori sono più maschi (41,1%; per una stima di circa 486.200 ragazzi) che femmine (16,8% per una stima di circa 186.800 ragazze).

Rispetto all’area geografica, giocano maggiormente gli studenti del Sud del paese (36,3%; per una stima di 215.356 studenti) e a seguire delle Isole (29,9%; per una stima di 79.722) del Centro (27,3%; per una stima di 116.384 studenti), del Nord Ovest (25,8%; per una stima di 149.919 studenti) e del Nord Est (20,2%; per una stima di 86.400 studenti).

Si osservano prevalenze di giocatori più elevate negli istituti tecnici (37,5%) e negli istituti professionali (28,2%).

Leggi anche: Gioco d’azzardo una dipendenza patologica

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