Stress post traumatico e violenza sulle donne rappresentano un focus rilevante della salute pubblica in vista di un numero di vittime alto, e cresciuto durante gli anni della pandemia.
Uno studio pilota su stress post traumatico e violenza sulle donne è stato condotto dall’Università di Milano, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità con lo scopo di identificare strategie per prevenire gli effetti degli abusi, aumentare la resilienza e contrastare l’eventuale insorgenza di malattie croniche nelle donne sopravvissute alla violenza.
Lo studio citato su stress post traumatico e violenza rileva che il 31,5% delle donne, tra i 16 e i 70 anni, ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.
I dati pubblicati sono gravi, su quel che è un rilevante problema di salute pubblica globale e una violazione dei diritti umani.
La pandemia da SARS-CoV-2 ha fatto aumentare i casi di violenza rendendo ancora più urgente e necessario un approccio multidisciplinare per contrastare questa emergenza cronica.
“La violenza contro le donne attraversa tutte le classi sociali ed etnie ed è associata a una notevole influenza negativa sulla salute e sul comportamento delle donne in tutto il mondo” scrivono i ricercatori.
Le Nazioni Unite definiscono la violenza contro le donne come “qualsiasi atto di violenza di genere che provochi o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o mentali alle donne, comprese le minacce a tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che avvenga nella vita pubblica che nella vita privata”
Le conseguenze negative per la salute sono di lunga durata.
Tra tutte le forme di violenza contro le donne, la violenza da parte del partner è la più diffusa.
Questa forma di violenza è stata definita, dai Centers for Disease Control and Prevention, come violenza che include violenza fisica, violenza sessuale, stalking e aggressione psicologica perpetrata da un attuale o ex partner intimo.
Le conseguenze che si addebitano a questa forma di violenza vanno da una maggiore morbilità e mortalità e problemi di salute fisica e psicologica.
Nel dettaglio, la ricerca contemporanea si è concentrata sullo stress post traumatico e violenza, in quanto c’è un consistente e crescente corpus di ricerche sulle associazioni tra violenza del partner e problemi di salute mentale delle donne, in particolare il Disturbo Post Traumatico da Stress che sembra essere influenzato da diversi fattori multipli, come il tipo, la durata e la gravità della violenza.
Il disturbo da stress post-traumatico è un disturbo psichiatrico correlato allo stress innescato da eventi traumatici improvvisi e molteplici fattori genomici.
I sintomi del disturbo da stress post-traumatico possono includere grave ansia, flashback, incubi, sintomi di maggiore eccitazione come irritabilità o rabbia o sintomi di persistente evitamento di situazioni legate al trauma.
“Le esperienze traumatiche, come, ad esempio, la violenza di genere, sembrano potenzialmente influenzare la regolazione e l’espressione del genoma attraverso la modificazione epigenetica come risposta al trauma”
L’epigenetica si riferisce alle modificazioni dell’espressione genica che sono ereditabili, non comportano cambiamenti nella funzione genica e non sono attribuite ad alterazioni della sequenza del DNA.
“In questo contesto è stata evidenziata la relazione tra violenza del partner e la presenza di segni epigenetici in diversi geni.
Alcuni dei geni sono coinvolti nella regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA)”.
“L’epigenetica della violenza contro le donne rappresenta uno sforzo innovativo per implementare le azioni multidisciplinari esistenti necessarie per ridurre questa piaga sanitaria cronica e globale con l’ottimizzazione e l’individualizzazione delle terapie e, in una prospettiva lungimirante, consentire una migliore valutazione dei danni fisici in ambito medico- impostazioni legali”.