Sanità & Diritti

Diabete infantile come gestirlo a scuola. L’indagine

Il diabete infantile è una patologia cronica che in Italia – dati Istat – riguarda 20.000 bambini, nel dettaglio con diabete di tipo 1.

La Responsabile Diabetologia Pediatrica dell’Ospedale Meyer di Firenze, la dott.ssa Sonia Toni spiega di cosa parliamo quando ci riferiamo al diabete infantile.

Il diabete di tipo 1 è una patologia autoimmune causata dalla distruzione delle cellule del pancreas che producono l’insulina. Le persone, quindi, che sono affette da questa patologia necessitano di assumere quotidianamente iniezioni di insulina adeguate a ciò che il bambino mangia.

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Se il bambino è in terapia multi iniettiva, si parla di 4 fino a 7 iniezioni sottocutanee al giorno, se il bambino è dotato di strumenti tecnologici quali microinfusori o sistemi integrati (un sistema automatico ibrido che richiede l’intervento del paziente o del caregiver al momento del pasto), la richiesta d’intervento si limita all’inserimento dei carboidrati che il bambino consuma ai pasti e il resto è garantito dallo strumento in uso del bambino.

Insieme alla terapia insulinica è necessaria un’alimentazione adeguata e l’esercizio fisico che si addice alla sua fascia d’età.

Questa è la quotidianità del bambino con diabete di tipo 1”.

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Il bambino con diabete di tipo 1 ha bisogno di un menù differenziato alla mensa scolastica? E quale tipo di assistenza gli deve essere garantita?

Il menù differenziato in realtà non occorre perché il bambino con diabete può mangiare quel che mangiano i suoi coetanei, e all’interno della scuola il menù è adeguato alle esigenze nutritive dei bambini. Se il bambino non ha altre patologie associate può mangiare quello che mangiano i suoi coetanei senza particolari limitazioni”.

“Rispetto alla somministrazione del farmaco ci sono delle problematiche in più, che sono relative al tipo di terapia che sta facendo il bambino, per cui se ha una terapia che utilizza la tecnologia, al momento del pasto è richiesto l’inserimento del quantitativo di carboidrati previsti dal menù”.

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“Il percorso – prosegue la dott.ssa Toni – è un percorso di consapevolezza e autonomia nella gestione della malattia, nel senso che il paziente acquisisce competenze nella gestione del diabete”.

Secondo un’indagine che risale al 2012-2013 Istat in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, su come avviene la somministrazione dei farmaci nelle scuole primarie e secondarie di 1° grado, statali e non statali, il 54% dei casi analizzati sull’82% delle adesioni complessive all’indagine, la somministrazione dei farmaci risulta a carico del corpo docente e del personale scolastico.

L’obiettivo della ricerca era rilevare le iniziative intraprese dalla scuola per la somministrazione di farmaci ad alunni affetti da patologie croniche.

La somministrazione dei farmaci avviene:

da parte dei genitori per il 13,87%

dal personale scolastico per il 54,27%

dalle AASSLL per il 5,80%

da altro personale per l’1,98%

da nessuno per lo 0,61%

non è stato censito il 24%

ancora, l’indagine rilevava come nel 90,22% degli istituti scolastici non fosse previsto un protocollo per la somministrazione dei farmaci.

Attualmente la FNOPI – Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche – nell’ottica dell’assistenza scolastica ai bambini fragili, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la Federazione italiana diabete giovanile perché, per implicita ammissione della Federazione diabete giovanile, appunto, “i bambini con diabete TIPO 1 a scuola non possono essere seguiti da una maestra o dagli insegnati nei loro bisogni legati alla patologia (insulina e somministrazione di farmaci, ma non solo), sia da punto di vista della responsabilità dei docenti, sia per la sicurezza della salute dei discenti”.

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In Italia, il diabete mellito di tipo I si verifica ogni anno in 12.26 bambini su 100.000, con maggior frequenza nei maschi (13.13), rispetto alle femmine (11.35).

L’incremento annuo si attesta al 3,6%.

Negli ultimi anni sono aumentati i casi di esordio del diabete mellito tipo 1 nella fascia di età inferiore ai 5 anni.

Da questo assunto è nato l’accordo tra la Federazione Diabete Giovanile (Fdg) e la Federazione Nazionale degli Ordini Professionali degli infermieri (Fnopi), affinché nell’ambiente scolastico sia garantita la necessaria assistenza sociosanitaria e anche la corretta informazione e sensibilizzazione sulla malattia.

È partita nel mese di febbraio la Toscana, a Borgo San Lorenzo, col progetto in via sperimentale “Infermiere scolastico”. Introdurre la figura infermieristica in ambito scolastico ha una doppia valenza: informativa ed educativa.

Se da un lato infatti si offre l’opportunità di offrire consulenza dall’altro rappresenta un supporto fondamentale di gestione di diversi aspetti dalla prevenzione all’educazione sanitaria.

Leggi anche: Obesità infantile: rischi e prevenzione. Parla il pediatra

 

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