Società e Cultura

Terra dei Fuochi, ripartire dalla solidarietà

Tutti conosciamo il significato di terra dei fuochi. Una definizione tanto chiara quanto amara. Dietro queste due parole, terra e fuoco, si nascondono dolore, inquinamento, rabbia e morte. Usata per la prima volta nel rapporto di “Ecomafie 2003”, la terminologia è stata poi ripresa anche dallo scrittore Roberto Saviano nel suo libro Gomorra. I luoghi incriminati sono tutti quelli che circondano Napoli e Caserta, distese di terreni e cave piene di rifiuti tossici. Terreni resi sterili e improduttivi da decenni di versamenti illegali di rifiuti. Chi sono i veri colpevoli? La criminalità organizzata? Lo Stato? O entrambi? E quali sono le conseguenze di questa barbarie? Lo abbiamo chiesto a Vittorio Emanuele Iervolino, fondatore di DiamoUnaMano Onlus, associazione che si occupa di dare sostegno alle famiglie colpite dalla malattia.

«Vorrei lei raccontasse la sua esperienza di volontario in ospedale. Com’è cominciata e cosa la spinge a impegnarsi in questa causa?»
«La mia esperienza di semplice volontario prima e di fondatore poi della più attiva associazione di volontariato in oncologia pediatrica in Campania nasce per puro caso. Ero uno studente universitario di Geologia e nei periodi di pausa dallo studio iniziai a fare volontariato. Sentivo il bisogno di dare una mano, di aiutare gli altri, di essere utile.
Cominciai nella mensa per i poveri delle suore di Madre Teresa di Calcutta, in via dei Tribunali, ma dopo qualche anno non mi bastava più. Volevo fare qualcosa anche per i bambini. Chiesi un po’ in giro, cercai informazioni e consigli e mi dissero che in zona c’era un reparto pediatrico dove non andava mai nessuno. Lì venivano curati i pazienti pediatrici malati di tumore. Per la prima volta in vita mia sentii parlare di leucemia, non sapendo cosa fosse realmente. Andai in ospedale convinto di non farcela, e oggi sono ancora qui».

«Cosa le hanno insegnato i bambini e i genitori dei bambini malati?»
«Mi hanno insegnato che non bisogna arrendersi mai. E che l’amore di una mamma e di un papà supera qualsiasi altra cosa».

«Le colpe sono da ricercare più nella cattiva gestione del ciclo dei rifiuti o nello smaltimento illecito di rifiuti pericolosi? O in quale altro fenomeno?»
«E’ troppo semplice correlare “ la terra dei fuochi ” alla malattia di un bambino. Tutti gli ospedali italiani sono pieni di bambini con questa patologia. provengono da tutte le zone del Paese. La mia è una voce fuori dal coro, ma penso che la terra dei fuochi sia, talvolta, solo una strumentalizzazione politica. Sicuramente la malattia di una persona è legata, oltre che dalla predisposizione genetica, anche dal fattore ambientale, inteso come aria, acqua e terra. Quindi i veleni che si trovano nelle falde acquifere, i rifiuti tossici nelle cave e i l’immondizia bruciata sicuramente sono causa di tumori. Ma perché nessuno mai parla di alimenti industrializzati dove non sappiamo più cosa vi ritroviamo all’interno, tra pesticidi, conservanti e chissà cos’altro? O degli animali negli allevamenti intensivi che vengono nutriti solo da mangime scadente e riempiti di antibiotici? O delle sostanze cancerogene che ci sono nelle acque minerali che compriamo al supermercato credendo di essere esenti da inquinanti? Il problema è assai sottostimato. Mi feci molte domande in quel periodo, quando iniziai la mia attività di volontariato in ospedale, e ritornai all’Università per seguire un corso di Analisi di rischio ambientale e capii la pochezza di molti che in tv, sui giornali e su internet parlavano senza sapere».

«Esiste una società civile, di cui lei fa parte, che lotta ogni giorno contro questo tipo di speculazione e illegalità. Cosa si sente di dire agli indifferenti?»
«Agli indifferenti non so cosa dire, hanno il mio biasimo nulla di più. Non possiamo essere tutti eroi. Agli speculatori, tanti ne ho conosciuti in questi anni, che usano il dolore di una mamma per emergere, va tutto il mio sdegno, e una domanda che è quasi un urlo di dolore: “Non vi ho mai visti in reparto accanto ai bambini, dove eravate?”»

La testimonianza del Signor Iervolino è molto importante perché fa luce su due aspetti fondamentali della questione “ terra dei fuochi ”. Il primo è che c’è tanta gente che si prodiga per gli altri, che sta vicino ai bambini malati e alle loro famiglie. Piccoli eroi di tutti i giorni. E il secondo aspetto è che tutti, nella nostra quotidianità, possiamo fare qualcosa per arrestare il problema, come informarci, prima di tutto, e non accontentarci del cibo che ci viene venduto, ma cercare sempre i prodotti migliori.
E, infine, non smettere di essere vicini agli altri. Ricordarci sempre di chi soffre, ricordarci che possiamo fare qualcosa, che la solidarietà e la generosità sono due armi preziosissime per sconfiggere paura e dolore.

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