Acufeni: nuove terapie per curarli
Acufeni, Sound-therapy, T.M.S e training percettivi
L’acufene è la percezione di un suono nelle orecchie e nella testa, in assenza di una stimolazione uditiva. Non è una patologia, ma un sintomo che può essere determinato da diverse disfunzioni nell’apparato uditivo o in altri distretti corporei. Una più recente classificazione ha suddiviso gli acufeni in due grandi categorie, in base alla percezione riferita dai pazienti: acufeni pulsanti e non pulsanti. L’acufene pulsante è, nella maggior parte dei casi, di origine vascolare, arteriosa o venosa e può essere causato da aneurismi, stenosi carotidee, ipertensione endocranica. L’acufene non pulsante si suddivide in, acuto, parossistico e costante.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Laura Carrabba quali sono i più moderni metodi per curare gli Acufeni.
«Quali sono le più moderne terapie?»
«In caso di acufene acuto, insorto da pochi giorni, da sordità improvvisa virale o vascolare, da otite acuta o da idrope endolinfatica, le terapie sono in genere farmacologiche e sono volte alla riduzione del fenomeno causa dell’acufene; in questi casi può essere utile anche l’ossigeno-terapia iperbarica. Nel caso di acufene soggettivo cronico gli attuali protocolli terapeutici concentrano l’attenzione non solo sul sintomo e sulla sua origine, ma soprattutto sul paziente affetto da acufeni, in un approccio “olistico” che tenga conto anche delle abitudini di vita, l’alimentazione, vissuto emotivo e ambiente in cui vive e lavora. Tra le terapie c’è la sound-therapy che consiste nell’applicazione di protesi acustiche, nel caso di soggetti affetti da ipoacusia, o nell’utilizzo di apparecchi da tavolo (palla sonora) o CD, i-PAD che producono suoni costanti (rumore bianco, pioggia, vento, mare), con l’obiettivo di deviare l’attenzione dall’acufene. Questa riabilitazione (T.R.T.), proposta e diffusa nel 1990 dal prof. Jastreboff, ancora oggi è valida ed è utilizzata nella maggior parte dei centri audiologici mondiali. Nel corso degli anni sono stati sperimentati e proposti altri trattamenti, come la T.M.S., che consiste in una stimolazione con onde elettromagnetiche dell’area del cervello che si attiva in caso di acufene, con risultati parziali e limitati nel tempo; i “training percettivi”, che consistono in esercizi di allenamento acustico, con lo scopo di deviare l’attenzione dall’acufene.
«L’acufene può portare alla sordità completa?»
«La persistenza di questa patologia nel tempo non determina alcun danno, né all’apparato uditivo, né al cervello. Infatti l’acufene viene prodotto dalle strutture uditive centrali, dal nervo acustico alla corteccia, come risposta ad un deficit o un’alterazione a livello dell’orecchio o anche di altre strutture limitrofe del cranio o del collo; quindi un fenomeno di compenso e non patologico. In un’ampia percentuale di pazienti, grazie al fenomeno dell’abitudine, il segnale si riduce e può anche scomparire senza alcuna terapia. Nei casi di persistenza nel tempo, dopo opportune indagini, si può aiutare la guarigione con la riabilitazione».
La terapia si effettua tutti i giorni per 20 minuti al giorno in un ciclo di almeno 90 giorni. L’azione è altamente sicura e indolore, il raggio laser penetra persino negli strati epidermici più profondi, agendo sotto forma di biostimolazione curativa direttamente sul metabolismo del tessuto connettivo. La laserterapia è una tecnica studiata e diffusa in tutto il mondo.
Dott.ssa Antino Roberta