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La salute e la libertà

Il diritto alla salute prevede, nella nostra Costituzione, che avvenga una limitazione di altri nostri diritti fondamentali.

Nell’articolo 16 si rimarca come sarebbe un colpo di Stato vietare la circolazione se non ci fosse questa ragione, come anche vietare di riunirsi pacificamente e, come ribadisce l’articolo 17, per motivi di sicurezza e incolumità pubblica comprovati.

Siamo in uno stato di eccezione, fatto che delimita queste restrizioni nel tempo.

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L’epidemia da Coronavirus rischia di travolgerci, e stare a casa è una misura ammissibile, limitata nel tempo.

I modelli sociali però hanno assorbito questa emergenza e il sistema di controllo che ha destabilizzato le esistenze.

Citando Foucault, mentre il lebbroso veniva emarginato, durante le peste vigeva un modello di sorveglianza reciproca.

La lotta all’epidemia diventava occasione di repressione delle esistenze individuali per garantirne, però,  la sopravvivenza.

È forse il caso di citare il “contact tracing”che significa individuare, tracciare, dentro e fuori l’ospedale. (Potrebbe interessarti anche https://www.salutebuongiorno.it/2020/04/immuni-la-app-che-traccia-lepidemia/ )

Non siamo in Corea dove a queste misure di tracciamento si accompagnavano squadre di polizia in tuta, ma è lecito provare un disagio.

Il fuoco si sposta allora sul diritto alla dignità.

Secondo Thomas Hobbes, il diritto alla salute, nella sua forma essenziale, prevaleva su tutti gli altri e il primo compito dello Stato era quello di tutelare la vita in salute.

Giorgio Agamben dice in una sua intervista “Si manifesta ancora una volta la tendenza crescente a usare lo stato di eccezione come paradigma normale di governo.

Il decreto-legge approvato dal governo “per ragioni di igiene e di sicurezza pubblica” si risolve infatti in una vera e propria militarizzazione “dei comuni…”

Solleva un’inquietudine comune.

Il problema sociale è inevitabilmente legato a quello sanitario.

Se la sanità è peggiorata negli anni non possiamo capovolgere lo stato delle cose in pochi mesi.

Ci saranno, a detta dei medici, nuovi focolai.

Si tratta di decongestionare il sistema ospedaliero e rafforzarlo allo stesso tempo.

L’obiettivo dei medici è arrivare al rischio zero.

Una politica della precauzione potrebbe limitare i dissidi tra le ragioni della scienza e quelle della politica e dell’economia.

Rimodulare la nostra socialità in termini di cautela sanitaria, organizzando la vita sociale secondo criteri di vivibilità e non solo di massimo profitto.

Il filosofo Isaiah Berlin scrive come la libertà sia quella condizione individuale di agire, credere, pensare e provare emozioni. Libertà come condizione personale in cui il contesto sociale non rappresenta un’ interferenza rispetto all’agire, credere, pensare e provare emozioni.

Questa nostro “resistere” in una condizione di pericolo generalizzato ci mostra, forse, una lezione da imparare, dentro la democrazia, di cui siamo tutti partecipi.

 

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