Tornano le giornate di sole e potremmo approfittarne per assorbirne il calore dei raggi anche per ristabilire una condizione di benessere fisico.
La vitamina D non è propriamente una vitamina ma un ormone che regola l’assorbimento di calcio e fosforo a livello intestinale.
L’apporto della vitamina D attraverso l’alimentazione è minimo, essa, infatti, è prodotto dalla pelle in seguito all’esposizione al sole.
Nei neonati è fondamentale perché previene il rachitismo, negli adulti la fragilità ossea.
L’assunzione di Vitamina D come farmaco, nel 2017 risultava abbastanza alto, un buon 12% degli italiani la assumeva con una spesa totale di 260 milioni di euro secondo quanto il rapporto Osmed annuale.
Ma l’assunzione supplementare di vitamina D va giustificato.
Così l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha fatto chiarezza sulle modalità di prescrizione stabilendo che la ricetta rossa spetta agli anziani nelle case di ricovero, alle donne in gravidanza o che allattano, alle persone con osteoporosi o osteopatia che non seguono una terapia per le ossa.
Gli altri casi in cui si ha diritto alla prescrizione vengono stabiliti previo esame che determini il livello di vitamina D nel sangue “un esame che dovrebbe essere riservato solo a chi è davvero a rischio carenza e ha sintomi associati a deficit di vitamina D (debolezza, dolori alle ossa, pelle scura) o ha malattie che possono causare un malassorbimento (celiachia, malattia di Crohn)”
Altrimenti, per chi vuole assumerla è necessario pagare.
La vitamina D è senz’altro un “ormone fondamentale per la salute delle ossa come è noto già da molto tempo”, spiega Andrea Giustina, presidente del Gioseg, primario dell’unità di Endocrinologia dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano e ordinario di Endocrinologia e Malattie del metabolismo all’Università Vita-Salute San Raffaele del capoluogo lombardo.
Il suo deficit è stata associato a maggior rischio di diverse patologie extrascheletriche: malattie cardiovascolari, autoimmuni, tumori, asma.
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