Le pere sono il frutto di alberi del genere Pyrus, della famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia delle Pomoidee.
Questi alberi crescono spontanei nelle zone a clima umido-temperato di Europa e Asia.
Il vero frutto è in effetti il torsolo, mentre quella commestibile è la parte del ricettacolo carnoso rivestito dalla buccia.
La prima nazione produttrice di pere al mondo è la Cina, con circa 7 mio tonn/anno, ma la seconda è l’Italia con circa 1 mio tonn/anno.
Il 70% della produzione nazionale è concentrato in Emilia Romagna.
In Italia sono presenti due varietà di pera con IGP: la pera dell’Emilia Romagna IGP e la Mantovana IGP.
La pera contiene zuccheri, vitamina A, B, PP.
Alto anche il suo contenuto di minerali come calcio, potassio, magnesio, zinco, rame, ferro, manganese e iodio che la rendono un potente remineralizzante.
I benefici della pera sono numerosi a patto che se ne mangi anche la buccia.
Ancor più della mela, infatti, la pera andrebbe consumata con la buccia, nella quale si concentrano i suoi nutrienti come la vitamina C, la maggior parte delle fibre e degli antiossidanti.
Una pera sbucciata, così come scrive la rivista Nutrition Foundation of Italy, perde fino al 25% di vitamina C e fenoli.
Le fibre della pera sono per il 71% insolubili e per il 29% solubili.
Della pera va sottolineato anche l’ottimo contenuto di potassio, minerale spesso carente nell’alimentazione occidentale.
Per quel che riguarda il contenuto degli zuccheri, il loro totale è ripartito tra fruttosio (4,5%), glucosio (4,2%), saccarosio (2,5%) e sorbitolo, derivato del glucosio (2,5%).
La presenza di sorbitolo e fruttosio, insieme alle fibre, fa della pera un frutto dalle blande proprietà lassative nell’adulto, mentre nel bambino il succo di pera può, per questo stesso motivo, provocare episodi diarroici.
Grazie all’elevato contenuto di vitamine e di antiossidanti (oltre che di fibra), il consumo regolare di pere (come di mele) è associato a una riduzione del rischio di diabete tipo 2, ma anche di ictus.
Si è anche visto che, nei fumatori che consumano pere (oltre che mele e arance, anche in succo) sono più bassi i livelli di colesterolo totale e LDL.
“Secondo i dati dello studio europeo EPIC- così come scrive la rivista Nutrition Foundation of Italy- il consumo regolare di pere (e mele) si associa a riduzione del rischio di carcinoma polmonare.
Potassio e calcio, dal canto loro, contribuiscono anche alla salute ossea.
Da non trascurare neppure l’apporto di folati con le pere, piuttosto consistente, che contribuisce a soddisfare il fabbisogno quotidiano, soprattutto nella donna in età fertile.