Società e Cultura

Picnic: tradizione pop

Il picnic non è mai passato di moda, ma la fine dell’inverno   e l’affievolirsi del contagio di Covid 19, lo rendono ancor di più un modo per stare insieme in sicurezza.

Spizzicare qualcosa all’aperto, che sia una panchina in città o un una tovaglia su un prato fiorito, è un piacere che diventa irrinunciabile.

Il picnic nasce in Francia dove gli aristocratici francesi iniziarono, nel XVII secolo, ad incontrarsi in modo informale sui prati, fuori dalle rigide regole di corte.

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Dal 1748 la parola picnic compare nell’Oxford English Dictionary, con il significato di merenda, colazione.

Un pasto informale, una gita all’aperto che vanta, però, una sua tradizione e, se è vero che basterebbe un panino sul prato per farne un picnic, d’altro canto c’è chi ne segue il cerimoniale storico.

Elisa Motterle sul suo blog  dedica, non a caso al picnic, un lungo decalogo di buone maniere da seguire se si vuole organizzare un picnic.

Da cosa indossare a cosa mangiare, la Motterle spiega con cura tutto quello che forse ignoriamo sulla divenuta popolare tradizione aristocratica francese.

picnic

Cosa mangiare.

La prima regola è la semplicità.

Bene, allora, optare per pietanze che possiamo consumare facilmente con le mani e poco sporchevoli.

Sì a tramezzini, torte salate così come uova sode e macedonie di frutta .

Ricordiamoci di preparare le pietanze prima di portarle con noi al parco per evitare di sporcarci e creare troppo rifiuti.

Per il corredo dovremmo preferire piatti di latta a quelli di plastica e portare con noi, così come ci consiglia la blogger, coperte con fondo cerate repellenti per gli insetti.

Ben accetti giochi di società, carte e chitarra.

Una piccola attenzione anche all’abbigliamento.

Sì a gonne ampie e morbide e scarpette facili da togliere e rimettere.

No a tacchi e gonne strette.

Immancabile un grazioso cappellino che ci proteggerà dal troppo sole.

Un ultimo appunto.

Come prendere posto.

Ricordiamoci di non puntare i piedi sul cibo.

Prendere posto intorno alla tovaglia posta sul prato di lato, con i piedi rivolti lontano dal cibo oppure incrociando le gambe alla giapponese.

 

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