Editoriale

Salute dei migranti. Si salvi chi può

La salute dei migranti è ora parametro di selezione degli sbarchi in Italia.

In sintesi, secondo quanto stabilito dai decreti attuali del governo italiano, si vieta la sosta delle navi di soccorso ONG nelle acque italiane oltre i termini necessari ad assicurare operazioni di soccorso verso le persone fragili e in precarie condizioni di salute.

È quel che è accaduto nelle acque di Catania dove si è stabilito per le navi ONG SOS Humanity e Medici Senza Frontiere, un criterio selettivo rispetto alla salute dei migranti, per cui le persone ritenute fragili dalle autorità italiane hanno trovato un porto sicuro al contrario di chi deve allontanarsi dal Paese.

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Questa selezione in base alla salute dei migranti si affida alla valutazione medica dei medici dell’USMAF – Unità di Sanità Marittima, Aerea e Frontiera del Ministero della Salute.

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Questo criterio scientifico della salute dei migranti delega, quindi, un medico a stabilire una tutela “selettiva” scontrandosi con la deontologia medica che garantisce a tutti la medesima tutela sanitaria.

L’idea da cui nasce questo criterio seppur non arbitraria, subordina però specifiche condizioni di salute ad altre, è il caso dello stress psicologico che ha ripercussioni gravi sui naufraghi, ritenuto un problema non emergenziale che non necessita di sbarco.

La salute dei migranti come criterio di discriminazione?

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Rispetto al ruolo del medico – operatore umanitario– questi ha il dovere deontologico di tutelare la salute di ciascun naufrago.

Nel dettaglio, le imbarcazioni che provengono dalla Libia, sono cariche di storie di sopravvivenza ad abusi e torture, un solo esempio che riesce a svuotare di senso un criterio di selezione basato sulla salute dei migranti che non tiene conto dei diritti umani.

Gli sbarchi selettivi di Catania declinano un pericoloso rischio di abbandono di un criterio egualitario di salute e assistenza medica e di negligenza verso i trattati internazionali in materia che prevedono sbarco e salvataggio delle persone in mare vietando ogni selezione nel rispetto del principio di non discriminazione.

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