Società e Cultura

Ad alcuni piace la poesia. Gli Instapoets

“Ad alcuni piace la poesia” è un componimento del premio Nobel per la letteratura 1996 Wislawa Szymborska, un testo che ci introduceva in una minoranza che legge versi e che si appassiona alla poesia come manifesto esistenziale degli autori.

Non è più così.

La poesia non piace a pochi, e la nuova generazione di poeti vive sui Social Network una nuova stagione di successo.

All’hashtag #instapoet si riuniscono 2,5 milioni di post in diverse lingue.

Negli Stati Uniti sono entrati in classifica instapoets come Rupi Kaur – @rupikaur_ con 1,4 milioni di follower e 500 mila copie vendute o Lang Leav che vede la sua nascita su Tumblr con 368mila follower, 300 mila copie vendute.

La social poetry riscuote successo anche in Italia, laddove la poesia si conferma un mercato di nicchia con il 5 per cento dei titoli pubblicati.

I dati Ufficio studi Aie – Associazione italiana editori- rileva un aumento delle letture riguardo soprattutto testi moderni e autori italiani.

Tra i poeti contemporanei più accreditati nati sui “social” c’è Guido Catalano, di Torino 46enne e autore di romanzi come “D’amore si muore ma io no” edito da Rizzoli, nonché di testi in versi autoironici e abbastanza dissacranti.

Così come Franco Arminio, classe ‘60 che ha venduto oltre 15 mila copie del suo “Cedi la strada agli alberi”.

La poetry community conferma 700 milioni di utenti attivi al mese, 14 milioni solo in Italia.

Testi, formalmente brevi e spesso ironici che non assomigliano al classico verso appreso tra le file delle aule scolastiche ma che appassiona e incuriosisce una vasta platea di lettori.

L’Instapoetry vanta una certa accessibilità, dato il mezzo che usa, e democraticità, poiché ciascuno sceglie il proprio poeta decidendo di seguirlo o meno.

Non tutti cedono al fascino della poesia social, Aldo Nove, ad esempio, noto scrittore del varesotto definì sulle pagine de L’Espresso i social come “sfogatoi” e di conseguenza anche i versi più cliccati come esternazioni personali, definite poi poesia.

Un monito per gli aspiranti, quello di Nove, e un invito a cimentarsi non in frasi da effetto facilmente condivisibili ma in un complesso lavoro stilistico da proporre a un pubblico meno vasto e “istantaneo”.

Acciòn Poetica, il movimento messicano di scritte poetiche sui muri, recitava “La poesia è di tutti”, forse, un modo per salvarci dalla visione mercantile di un verso e lasciarsi scrivere soltanto per comunicare.

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